Il rischio di povertà in Italia resta stabile nel 2024 al 18,9%, confermando i livelli più bassi dal 2009. Ma aumenta tra chi lavora, anche a tempo pieno. Secondo Eurostat, la percentuale di occupati con un reddito inferiore al 60% della mediana nazionale è salita dal 9,9% al 10,2%. Tra chi ha un contratto full time, si è passati dall’8,7% al 9%. Un dato più che doppio rispetto alla Germania, dove è al 3,7%.
Sul tema interviene la segretaria confederale della Uil, Vera Buonomo, che chiede rinnovi contrattuali tempestivi e aumenti in grado di recuperare il potere d’acquisto, insieme alla detassazione degli incrementi salariali. “Abbiamo sollecitato governo e parti datoriali, ma continuiamo a ricevere solo silenzi”, accusa Buonomo. Dal fronte politico, il Pd rilancia il salario minimo: Arturo Scotto, capogruppo dem in Commissione Lavoro, invoca la calendarizzazione immediata della proposta di legge, denunciando “due anni e mezzo di sabotaggio” da parte del governo Meloni.
Nonostante l’occupazione sia cresciuta, il potere d’acquisto è sceso. I contratti non sempre hanno assorbito l’impatto dell’inflazione. Parallelamente cala la deprivazione materiale: oggi riguarda l’8,5% della popolazione, circa cinque milioni di persone, il dato più basso dal 2015. Resta però ampio il numero di chi non riesce a permettersi spese essenziali, come riscaldare la casa, sostenere imprevisti, mangiare proteine con regolarità o avere una connessione internet. In Germania la deprivazione tocca l’11,4% della popolazione, in Spagna il 16%.
La soglia di povertà in Italia, fissata a 12.363 euro di reddito annuo disponibile, evidenzia un miglioramento tra i minori (dal 24,7% al 23,2%) e un peggioramento tra gli anziani over 65 (dal 16,9% al 17,6%). Nel complesso, gli italiani a rischio povertà sono circa 11 milioni e 92mila, 29mila in meno rispetto all’anno scorso.
Guardando ai lavoratori, peggiora la situazione per chi ha un contratto a tempo pieno, migliora leggermente per chi lavora part-time, con la quota di working poor che scende dal 16,9% al 15,7%. Cresce invece la povertà tra gli autonomi: il 17,2% ha un reddito sotto la soglia di povertà, contro il 15,8% del 2023. Tra i dipendenti il dato è quasi stabile, all’8,4%.
L’istruzione fa la differenza: il 18,2% degli occupati con solo la scuola dell’obbligo è povero, contro il 4,5% di chi ha una laurea.
Infine, torna ad allargarsi il divario tra ricchi e poveri. Nel 2024 il 10% più povero della popolazione si divide appena il 2,5% del reddito nazionale, mentre il 10% più ricco ne detiene il 24,8%. In Germania i numeri sono leggermente migliori: il primo decile ha il 3,4% e l’ultimo il 23,7%.
Gloria Giovanditti