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lunedì 28 Aprile, 2025
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Ucraina, l’impazienza di Donald Trump si scontra con la furbizia diplomatica di Vladimir Putin

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L’esigenza di Donald Trump di arrivare velocemente a una pace tra Ucraina e Russia e lasciarsi alle spalle un conflitto per il quale ha sempre dimostrato poco interesse mal si concilia con i tempi lunghi della diplomazia. Eppure, qualcosa forse sta cambiando. Trump ha avuto uno storico faccia a faccia con Zelensky nella basilica di San Pietro e, di ritorno sull’Air Force One, ha detto che, “sì”, crede che il presidente ucraino possa rinunciare alla Crimea. Uno dei punti più critici per un futuro accordo di cessate il fuoco.

Il presidente Usa ha detto di aver trovato il suo omologo ucraino “più calmo e determinato a raggiungere un accordo”, anche se finora Washington ha fatto concessioni solo a Mosca. Gli americani, infatti, sono pronti a riconoscere la Crimea come territorio russo oltre ad approvare il desiderio di Putin che Kiev non entrerà mai nella Nato. Nel weekend, tuttavia, Trump si è arrabbiato con Putin, scrivendo sui social di essere rimasto deluso dal presidente russo che continua a “bombardare i civili”.

Trump ha deciso di fare una cosa che non fa spesso con il capo del Cremlino: il 47esimo presidente americano, infatti, ha scritto che forse Putin deve essere “affrontato in maniera diversa”, minacciando “sanzioni secondarie” che colpiscano anche le banche. È una possibilità concreta o solo un’affermazione estemporanea? Con Trump è difficile dirlo, questa carta però potrebbe essere sul tavolo. Domenica il segretario di Stato Usa, Marco Rubio, ha spiegato a Nbc che gli Stati Uniti non hanno intenzione di aspettare a lungo: “Decideremo se andare avanti o se sia meglio concentrarsi su altre questioni che, in alcuni casi, sono altrettanto, se non più importanti”, ha sottolineato il capo della diplomazia statunitense.

Nel frattempo, il ministero degli Esteri russo ha comunicato che il ministro Lavrov e Rubio hanno avuto un colloquio telefonico, nel corso del quale è stata rimarcata “l’importanza di consolidare i presupposti che stanno emergendo per avviare i negoziati”. L’obiettivo finale è “concordare un percorso affidabile verso una pace sostenibile a lungo termine”. I tempi lenti della diplomazia, appunto. Il portavoce di Putin, Peskov, ribadisce che “un segnale di disponibilità ai negoziati diretti deve venire da Kiev”. Intanto, Mosca non ferma i bombardamenti ma ha annunciato un cessate il fuoco dalla mezzanotte dell’8 all’11 maggio in occasione delle celebrazioni del ‘Giorno della Vittoria’ che ricorre il 9 maggio, data in cui i russi festeggiano la sconfitta del nazismo e la fine della Seconda guerra mondiale.

 

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