La tregua annunciata da Putin per il prossimo 9 maggio sarà una tregua-farsa? Il timore è più che fondato, dal momento che i russi non hanno risparmiato bombardamenti sui civili ucraini nemmeno nel giorno di Pasqua. Lo stesso presidente ucraino ha messo le mani avanti. Zelensky, infatti, ha parlato di un “nuovo tentativo di manipolazione” da parte di Mosca e ha provato a chiamare il bluff di Putin, chiedendo che la tregua cominci immediatamente e duri un mese.
Ma la tregua ha scopi propagandistici e infatti è stata fissata nel Giorno della Vittoria, data in cui i russi festeggiano la sconfitta del nazifascismo. Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha detto che un cessate il fuoco di 30 giorni è irrealizzabile perché prima bisognerebbe mettere a tema “le sfumature” avanzate da Putin, secondo quanto riportato da Rai News.
La Russia attua il solito schema: da una parte si dice disponibile, con Peskov che ha dichiarato che “entrare nei colloqui di pace rimane nel nostro interesse primario”, nonostante i dubbi russi sulla “legittimità” di Zelensky in qualità di presidente. Dall’altra parte, Mosca impone precondizioni ancora prima di iniziare a discutere. In un’intervista al quotidiano brasiliano O Globo ripresa dai media russi, il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, ha detto che è “imperativo” il “riconoscimento internazionale della proprietà russa della Crimea, di Sebastopoli, della Repubblica di Donetsk, della Repubblica di Luhansk, della regione di Kherson e di Zaporizhia”, nonostante l’esercito russo non occupi integralmente la maggior parte di queste zone.