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    Ucraina, la guerra dei bambini: 7,5 milioni a rischio

    Ucraina, la guerra dei bambini: 7,5 milioni a rischio
    L’allarme di Unicef e Save the Children. Russell: “Se i combattimenti non si fermeranno, decine di migliaia di famiglie potrebbero essere costrette a sfollare, facendo drammaticamente aumentare i bisogni umanitari”.
    Era apparsa solo pochi giorni fa sulle pagine della Stampa, la piccola Zoryana, 7 anni, immortalata in un bosco nelle vicinanze di Kiev mentre strisciava nel fango facendo attenzione a non rimanere impigliata nel filo spinato. Un addestramento, insieme a diverse decine di adulti, su un percorso simulato per imparare a destreggiarsi tra le macerie ed altri tipi di ostacoli e raggiungere la salvezza in un ipotetico scenario di guerra. Che di ipotetico ora non ha più nulla.
    Zoryana, che in quel bosco dovrebbe giocare spensierata come tutti i bambini della sua età, oggi diventa invece il simbolo del dramma che in queste ore si sta riversando sulle migliaia di bambini ucraini cui la guerra rischia di sottrarre per sempre il diritto all’infanzia, nella migliore delle ipotesi. Quel che è certo è che saranno loro a subire il peso maggiore di una significativa escalation dei combattimenti nel territorio ucraino, con morti e feriti nello scenario peggiore.
    L’Unicef, per voce della direttrice Catherine Russel, si dice “profondamente preoccupato perché l’intensificarsi delle ostilità in Ucraina rappresenta una minaccia immediata per le vite e il benessere di 7,5 milioni di bambini”. Russell, riferendosi ai danneggiamenti avvenuti già nei giorni scorsi a infrastrutture idriche di base e scolastiche colpite da armi pesanti lungo la linea di contatto, ha aggiunto: “Se i combattimenti non si fermeranno, decine di migliaia di famiglie potrebbero essere costrette a sfollare, facendo drammaticamente aumentare i bisogni umanitari”.
    Stando ai dati riportati dall’Organizzazione Save the Children, negli ultimi giorni sarebbero almeno 100.000 persone, tra cui circa 40.000 bambini, ad aver già abbandonato le proprie case nell’Ucraina orientale, unendosi alle quasi 854.000 persone sfollate in tutta l’Ucraina dall’inizio del conflitto nel 2014. In otto anni almeno 3.106 civili, di cui più di 150 bambini, sono stati uccisi e circa 7.000 feriti. “Qualsiasi nuovo movimento di massa metterà i bambini in grave pericolo, esponendoli a fame, freddo e malattie – spiega in una nota l’Organizzazione -. L’Ucraina orientale è una delle regioni più contaminate da mine al mondo e i minori in transito correranno il rischio di perdere arti a causa di mine e ordigni esplosivi. Quasi il 70% delle vittime civili dal cessate il fuoco del luglio 2020 è stato causato da mine e ordigni esplosivi”.
    Per questa ragione Save the Children chiede urgentemente a tutte le parti in conflitto in Ucraina di accettare l’immediata cessazione delle ostilità, come unico modo per proteggere i bambini e le loro famiglie da ulteriori violenze e altre violazioni dei loro diritti. “Siamo sull’orlo di una guerra veramente catastrofica e bisogna fare ogni sforzo per fare un passo indietro – avverte Irina Saghoyan, direttrice di Save the Children per l’Europa orientale. I bambini sono terrorizzati: si chiedono se le loro case verranno bombardate, i loro amici feriti, la loro sicurezza e il senso di normalità persi. E i loro genitori sono terrorizzati: vanno a dormire la notte, chiedendosi se trascineranno i loro figli su autobus e treni il giorno dopo, in cerca di sicurezza”.
    Le immagini che da ieri mattina scorrono sugli schermi dei media internazionali mostrano già una mobilitazione di massa in fuga dalla capitale ucraina dopo l’ingresso delle truppe russe all’interno dei confini nazionali. “È una situazione spaventosa – prosegue Irina Saghoyan -. Maggiori combattimenti non sono inevitabili, i leader devono adoperarsi nell’interesse dei più vulnerabili della regione, i bambini, le cui vite sono in bilico”. E conclude: “È ancora possibile attenuare questa crisi. La comunità internazionale dovrebbe aumentare e sostenere gli sforzi diplomatici come se ne dipendesse della propria vita. Solo la diplomazia e il dialogo porteranno a un risultato che protegga la vita e i diritti dei bambini”.
    Micol Mulè

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