UCRAINA: GLI AIUTI MILITARI DELL’ITALIA
La guerra in Ucraina prosegue e vede compatto il fronte europeo nel sostegno alle forze di resistenza di Kiev. 20 dei 27 Paesi dell’Unione hanno infatti già pianificato l’invio di aiuti militari agli uomini di Zelensky impegnati a combattere l’offensiva russa. Anche l’Italia è fra questi: il Governo Draghi durante l’ultimo Consiglio dei Ministri ha dato il via libera all’unanimità a un decreto che prevede l’invio di mezzi, materiali ed equipaggiamenti, oltre a dispositivi di protezione individuale come giubbotti antiproiettile, caschi e rilevatori di mine e altri ordigni esplosivi. Si tratta del primo passo dato che sarà ora necessario l’avallo del Parlamento affinché il provvedimento sia concretamente attuato e si possa così inviare il carico promesso. La norma abilitante, infatti, solo dopo la preventiva risoluzione delle camere – spiega Palazzo Chigi in una nota – consente al Ministro della Difesa di adottare un decreto interministeriale per la cessione del materiale, ed in esso sarà definito minuziosamente l’elenco dei dispositivi che saranno inviati, di concerto con la Farnesina e il Ministero dell’Economia.
Tuttavia, benché gli armamenti nello specifico non siano ancora stati definiti, dovrebbero essere inviati in Ucraina tutta una serie di dispositivi facili da usare sia da soldati addestrati che da civili rimasti in patria a combattere l’invasore russo. Si tratta di sistemi anticarro e antiaereo, mitragliatrici leggere e pesanti, mortai. Tutti strumenti imprescindibili, secondo gli esperti, per condurre una guerra in un contesto urbano e di resistenza, dove le priorità sono, appunto, il facile trasporto e utilizzo. I missili anticarro e gli antiaerei Stinger a infrarossi – che grazie alla propagazione del calore riescono a intercettare un aereo o un elicottero in fase di decollo o atterraggio – sono infatti maneggevoli, poco ingombranti e facili da usare, mentre le mitragliatrici pesanti Browning o le più leggere Mg saranno poi confezionate e spedite con ingenti carichi di munizioni e ricambi.
Gli aiuti all’Ucraina decisi lunedì andranno a sommarsi a quelli già deliberati dal Consiglio dei Ministri lo scorso venerdì, quando il Governo aveva optato per il potenziamento della presenza militare a Est per tutto il 2022 e il 2023, rafforzando le tre missioni in atto in Romania, in Lettonia e nel Mediterraneo Orientale, con uno stanziamento di circa 174 milioni di euro. Un potenziamento che non concerne solo mobilitazione di armi: il Governo ha disposto l’invio di 1.350 militari fino al 30 settembrenell’ambito delle missioni Nato, con altri 2.000 pronti per eventuali esigenze di rinforzo o per dare il cambio ai primi soldati, rimpinguando così le forze del Patto Atlantico nei Paesi limitrofi all’Ucraina. Contestualmente, quattro Eurofighter sono già partiti dalla base di Gioia del Colle (Bari) per raddoppiare il numero di quelli già presenti nella base romena di Kogalniceanu di Costanza. In Lituania saranno invece protagonisti gli alpini, mobilitati assieme agli altri corpi di alta prontezza e specializzazione, come parà, incursori e lagunari. Per quanto concerne invece l’invio degli equipaggiamenti per la protezione individuale, la spesa prevista è di circa 12 milioni, mentre altri 3 serviranno per le iniziative di protezione civile con l’invio di tende da campo che garantiranno un totale di mille posti letto.
Anche il modo di consegna degli equipaggiamenti è senz’altro degno di sottolineatura, dato che l’Italia e gli altri Paesi UE non consegneranno direttamente a Kiev il materiale, che sarà invece distribuito in un sito di smistamento in Polonia, in modo da evitare – secondo il diritto bellico internazionale – un ingresso nel conflitto da parte degli Stati europei. Non sarà quindi, de iure, una vera e propria consegna di armi all’Ucraina, in quanto saranno gli ucraini stessi a reperirle in questo apposito sito polacco.
È la prima volta di sempre che l’Europa compatta fornisce materiale bellico a un Paese, e la prima volta dalla Seconda guerra mondiale che Germania e Svezia inviano armi verso un Paese in guerra. Due prime volte che si sommano all’ondata di sanzioni imposte dall’occidente alla Russia. Ma d’altronde lo ha ricordato anche il Premier Mario Draghi durante il discorso in Senato: “L’Italia non si volterà dall’altra parte”. Questa volta nessuno potrà permetterselo.
Andrea Valsecchi