CATASTO, APPROVATA LA RIFORMA IN COMMISSIONE PER UN SOLO VOTO. È SCONTRO NELLA MAGGIORANZA
Si è discusso da tempo nel Governo in merito alla riforma del catasto, con le forze politiche in netto contrasto sul tema. Il centrodestra, in primis la Lega, puntava a superare l’articolo di riforma della classificazione dei fabbricati. Di contro, il centrosinistra era in linea con quanto proposto dall’esecutivo ed ha visto Leu proporre addirittura un emendamento per l’anticipazione della riforma dal 2026 al 2023. È stata proprio la sottosegretaria al Ministero dell’Economia e delle Finanze Maria Cecilia Guerra, in quota Leu, ad affermare in commissione Finanze alla Camera che se la disposizione riguardante le nuove regole sul catasto non fosse stata approvata, allora l’esperienza di Governo si sarebbe dovuta ritenere definitivamente conclusa. Una dichiarazione che ha portato alla sospensione della commissione, riunitasi proprio per discutere nel merito della riforma. A tentare la mediazione è stata Forza Italia, che ha chiesto tempo per tentare di giungere a un compromesso, e arrivare così all’unanimità tra le diversi visioni dei partiti. Una totale riscrittura del testo, quella proposta da FI, da fare insieme punto per punto, ma la contrarietà della Lega, che chiedeva lo stralcio totale della norma è rimasta. Il partito guidato da Matteo Salvini, oltre che a porre obiezioni in senso sostanziale, ha sollevato perplessità anche in senso formale, criticando il modus operandi del premier che avrebbe inviato Francesco Giavazzi, suo consigliere economico, alla riunione tra maggioranza e governo, giusto per arrecare pressioni ai lavori parlamentari. “Gravissimo l’aut aut della sottosegretaria al Mef, Cecilia Guerra. Minacciare la crisi di governo qualora non si approvasse così com’è la riforma del catasto è da irresponsabili. Il Parlamento ha tutto il diritto di discutere e presentare emendamenti laddove non ci sia convergenza sul provvedimento” hanno commentato mercoledì Massimo Bitonci e Giulio Centemero, capigruppo leghisti nelle commissioni Bilancio e Finanza, assieme ad Alberto Gusmeroli, vicepresidente della VI commissione, a nome di tutti i commissari della Lega, ribadendo che “Mentre c’è un conflitto in pieno corso in Ucraina e il costo dell’energia è alle stelle, non ci sembra questo il momento di ricorrere alle maniere forti e di portare il dibattito allo scontro istituzionale. Peraltro, lo stesso governo e diversi gruppi di maggioranza hanno già riconosciuto l’inutilità di un intervento di riforma del catasto se la finalità è solo quella di una mera indagine statistica per scovare gli immobili-fantasma. Il ricatto conferma il dubbio che ci siano dietro altre logiche, come quella di tassare la casa”. Un’accusa di eccessiva pressione da parte del Governo era arrivata anche dal senatore Marco Pellegrini, vicepresidente del gruppo M5S a Palazzo Madama, che aveva sottolineato: “Nonostante l’impegno delle forze politiche, che stanno esaminando la delega fiscale anche per riformulare al meglio il passaggio sul catasto, abbiamo appreso non senza sorpresa che il Governo, nella persona della sottosegretaria Maria Cecilia Guerra, avrebbe detto in Commissione finanze della Camera che la delega doveva passare con l’attuale formulazione della norma sul catasto altrimenti il Governo avrebbe potuto cadere. Parole e pressioni semplicemente irricevibili che, da una parte, comprimono le basilari prerogative del Parlamento, del tutto legittimato a modificare ciò che ritiene più opportuno; dall’altra, delineano l’ennesimo rischio di calpestare le indicazioni del Parlamento, dopo che il Governo aveva già in passato trascurato alcuni passaggi contenuti nella relazione conclusiva delle Commissioni finanze riunite di Senato e Camera, preliminare alla delega fiscale”.
Dal Partito Democratico erano poi arrivate parole di apertura al dialogo “Sempre che le forze politiche che hanno sottoscritto l’emendamento soppressivo lo ritirino” aveva fatto sapere Gian Mario Fragomeli, capogruppo in commissione Finanze, precisando però che “Maria Cecilia Guerra in commissione non parlava certamente a titolo personale, ma riportava il parere del Governo”.
Dall’opposizione, Giorgia Meloni aveva subito criticato prontamente l’esecutivo: “È gravissimo che il governo consideri un tema da fiducia la riforma del catasto, che riguarda una cosa sacra per gli italiani com’è la prima casa. Vuol dire di fatto pretendere che il Parlamento voti a scatola chiusa in un momento come questo un aumento, non sappiamo di quanto, di tutta la tassazione legata alla casa”.
Ma la riforma del catasto è solamente un nodo della road map per l’attuazione del PNRR di Mario Draghi, che vede oggi al vaglio 467 emendamenti alla delega fiscale, ed il tema della casa è certamente uno dei più scivolosi e rilevanti, soprattutto se pensiamo che le scadenze incombono e la crisi Ucraina sta certamente distogliendo l’attenzione, impegnando l’esecutivo su fronti delicati. Un muro contro muro tra le forze politiche che ha portato poi nella giornata di giovedì a un nuovo scontro in commissione. Con il centrodestra che disponeva di 20 voti, al pari del centrosinistra, l’ago della bilancia dovevano essere i parlamentari del gruppo misto, dato che i due schieramenti sono rimasti compatti senza addivenire ad alcuna soluzione di compromesso. Così è stato. L’approvazione è arrivata infatti per un solo voto in commissione, quello di Colucci (NcI), e la conseguente bocciatura dell’emendamento repressivo della Lega. Dura la risposta del segretario dem Enrico Letta: “Il centrodestra ha appena tentato di far cadere il governo Draghi e non vi è riuscito per un soffio”.
Quali saranno ora le conseguenze di questo scontro non è dato saperlo. Fatto sta che Salvini ha immediatamente chiesto un incontro a Draghi: “Non mi spiego l’insistenza di queste ore sulla revisione del catasto e il conseguente, negativo segnale di un futuro aumento di tasse”, ricordando gli altri problemi sul tavolo: le bollette, l’inflazione, la crisi economica e sociale, la guerra in Ucraina e ancora il Covid.
Risposte anche da Alessandro Colucci, chiamato in causa, che spiega la sua scelta: “La casa è un bene primario e prezioso, non c’è e non ci dovrà essere alcun aumento della tassazione, che peraltro già oggi è troppo alta. Noi con l’Italia ha valutato nel merito il tema ed ha deciso di ritirare la firma del presidente Lupi dall’emendamento soppressivo perché l’aggiornamento catastale, approvato in Consiglio dei Ministri, è un atto necessario e città come Roma e Milano l’hanno già fatto. Restiamo convinti anche della necessità di non alimentare tensioni nel governo in un momento critico come questo, con la guerra alle porte dell’Europa”.
Andrea Valsecchi