Guerra, energia, materie prime: l’acciaio è nel mezzo di una tempesta perfetta
Se ne è parlato questa mattina nel webinar di siderweb – La community dell’acciaio
Flero (Bs), 15 marzo 2022 – Guerra in Ucraina, prezzo dell’energia a livelli record, rally delle materie prime, rottura di consolidate catene di approvvigionamento hanno travolto l’acciaio italiano ed europeo con una tempesta perfetta. Da qui il titolo dell’odierno webinar di siderweb “Russia-Ucraina: tempesta perfetta sull’acciaio”.
PREZZI DI ACCIAIO E MATERIE PRIME – La reazione dei mercati allo scoppio della guerra in Ucraina è stata repentina. «I coils a caldo, a esclusione di quelli cinesi, hanno fatto un balzo verso l’alto, dopo una fase di stabilizzazione seguita a una lunga discesa. Il tondo per cemento armato turco ed europeo ha fatto un salto repentino, arrivando ai massimi dal gennaio 2021» ha illustrato Emanuele Norsa, analista di Kallanish e collaboratore siderweb. In deciso aumento anche le quotazioni di minerale di ferro e rottame. Quello turco «ha rotto ogni barriera, salendo a nuovi record, a 650 dollari la tonnellata. Un picco inatteso – secondo Norsa –, che mette una pressione importantissima alla filiera, e ancora più direttamente alla filiera turca, italiana e in generale sud-europea».
ENERGIA – Quanto all’energia, lo scenario di medio-lungo termine, oltre l’orizzonte del 2023, è dominato dall’incertezza, con prezzi molto superiori al decennio precedente.
Per mitigare il caro energia, ha illustrato Amedeo Rosatelli, Senior Partner di Sere, società di consulenza specializzata nel settore energetico, gli attori del sistema gas Italia (governo, Arera, Snam, Eni…) «si stanno attivando per massimizzare i potenziali flussi di gas provenienti da direttrici alternative a quella russa (Algeria, Libia, Tap…) e l’import via GNL attraverso i terminali di rigassificazione esistenti (Rovigo, Panigaglia, OLT Livorno); per approntare nuovi rigassificatori galleggianti FSRU similari all’impianto di Livorno. Ma anche per una possibile riapertura delle centrali a carbone in dismissione, per l’incremento dell’estrazione da giacimenti nazionali di metano e per la realizzazione di nuove interconnessioni con la rete di gasdotti europei, ad esempio un collegamento attraverso la Francia con il sistema di rigassificatori spagnoli».
PAROLA ALL’OPERATORE – «Sono molto preoccupato per quanto sta accadendo. È un grande dolore vedere quel flusso continuo di famiglie in esodo dalle città in macerie. Provo anche un forte rammarico per quello che l’Europa in questi anni non è riuscita a fare in politica estera: dal 2014 a oggi ha solo imposto sanzioni» ha detto il presidente del Gruppo Feralpi, Giuseppe Pasini, in merito al conflitto in Ucraina. Grande è la preoccupazione espressa anche per il prezzo dell’energia e per l’approvvigionamento di materie prime siderurgiche. «Nell’ultima settimana abbiamo vissuto momenti estremamente difficili, in cui l’energia ha superato anche i 600 euro al MWh. Prezzi che erano impensabili. È vero che negli ultimi giorni si sono abbassati, ma restano molto alti. Abbiamo cercato di adeguarci, fermando o rallentando la produzione nei momenti di picco del costo dell’energia, mettendo a dura prova tutta la nostra organizzazione. Abbiamo una visione più a breve che a medio termine: siamo in una situazione di grandissima incertezza, che è chiaro non potrà durare per molto tempo». Altrettanto, se non più grande, è il timore legato al mercato delle materie prime e dei semilavorati. «Russia e Ucraina erano esportatrici di bramme, billette, ghisa, preridotto, ferroleghe, rottame. Tutto questo materiale verrà a mancare sul mercato europeo e in Turchia, che tra l’altro acquista rottame dall’Ue facendoci poi concorrenza. Noi stiamo chiedendo con Federacciai che il rottame italiano non esca dai confini nazionali per prendere la strada dei Paesi extra Ue, perché è una miniera che dobbiamo preservare. Bisogna che a livello europeo – ha chiesto Pasini – venga deciso che il rottame ferroso è un materiale strategico. Se è vero che siamo in una guerra anche commerciale ed economica, è giusto che l’Europa cerchi di preservare le proprie risorse».