Federalismo, meridionalismo e europeismo
Flavio Felice
La corrispondenza e la correlazione tra diversi “modelli di visione” di un comune ordinamento politico, economico e culturale variano nel tempo e registrano la velocità e l’intensità con le quali un paese sperimenta la sua via allo sviluppo. Si tratta di una via non meramente quantitativa, una traiettoria che può condurre ad ungrado più o meno avanzato di integrazione globale, di pace e di convergenza dei principi sui quali sono edificate le nostre istituzioni.
È questo uno dei tratti più significativi dell’importante libro di Nicola Mattoscio, intitolatoL’Italia unitaria tra questione meridionale ed europea. Squilibri italiani, Recovery Plan europeo e nuovi paradigmi economici (Franco Angeli, 2022). Il libro è un affresco di storia patria unitaria, caratterizzatodall’individuazione di tre “questioni” e una pluralità di “visioni”. È l’approccio dell’economista avvertito, il quale comprende che, “al di là dell’offerta e della domanda”, esistono fattori di natura extra economici chelimitano e presuppongono gli stessi dati economici. È l’approccio che ha consentito a Wilhelm Röpke e a Benedetto XVI di affermare la natura essenzialmente umanistica della scienza economica.
Mattoscio ci offre un’analisi del processo storico, dall’unità ai giorni nostri, sgombrando immediatamenteil campo dalla retorica meridionalista di stampo “neoborbonico”: l’unificazione non portò a nessuna spogliazione del Mezzogiorno. L’Autore riporta l’esempio della rete ferroviaria, la più grande innovazione del ‘900; ebbene, un’attenta analisi del processo di realizzazione di questa imponente reteinfrastrutturale starebbe a dimostrare che l’intervento del nuovo stato unitario coinvolse subito e positivamente il Mezzogiorno.
Mattoscio sviluppa l’analisi storico-economica, articolando il suo lavoro in quattro capitoli che ruotano introno a tre “questioni”: la “questione italiana”, la “questione meridionale” e la “questione europea”. Le tre questioni assumono il carattere di tre profili, ragione per cui risulterebbe velleitario risolvere una qualsiasi singola “questione”, senza tener conto delle restanti due: i problemi nazionali sono profondamente legati ai problemi del mezzogiorno e entrambi a quelli dell’integrazione europea.
Una consapevolezza della omogeneità della “questione nazionale” che Mattoscio rinviene sin dagli albori dell’esperienza unitaria. Bisogna risalire a quei tempi e ai “modelli di visione” che accompagnarono quel processo per comprendere il significato di una “questione italiana”, posta tra una “questione meridionale” e una “questione europea”.
Tra i “modelli di visione” analizzati da Mattoscio, un posto particolare spetta al cosiddetto “patriottismo federalista” ed è qui che l’Autore tenta di annodare i fili di una storia che oscilla tra particolarismo e universalismo, tra municipalismo e europeismo. È un’operazione che porta Mattoscio a cimentarsi con la critica di Dostoevskij al progetto di Cavour, con Theodor Mommsen, il quale si rivolge a Quintino Sella,chiedendogli: «Che venite a fare a Roma? sarete schiacciati da tanta grandezza». Accanto alla visionecosmopolita che proietta la “questione italiana” verso la “questione europea”, Mattoscio non tralascia la visione municipalista e lo fa prendendo come modello federalista la proposta di Carlo Cattaneo: il comune come “centro di gravità e nodo di un sistema di rete”.
Il comune è l’espressione delle relazioni orizzontali, dello scambio, dell’autogoverno dei suoi tanti ordini, del reciproco controllo; una circolazione delle posizioni del potere, nei confronti della quale il potere costituito hasempre diffidato, nutrendo timore e mostrando profonda insofferenza.
Il “modello di visione” federalista, nella prospettiva di una riorganizzazione della comunità politica economica e culturale repubblicana e non statalista, appare il più adatto, avendo come riferimento l’integrazione del livello globale con quello locale, e il Pnrr può rappresentare la prima e vera occasione peravviare percorsi “storici” rettificativi, a condizione che si rispettino gli obiettivi annunciati, declinandoli anche verso il superamento dei più gravi, vecchi e nuovi squilibri.