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    Ucraina: tra sanzioni e crimini di guerra

    Ucraina: tra sanzioni e crimini di guerra
    Dopo oltre 40 giorni di conflitto le armi non smettono di rimbombare. Anzi, emergono con sgomento scenari atroci come l’eccidio di Bucha e denunce da parte ucraina di orrori compiuti in diverse città dagli uomini di Putin. Se possibile, il resoconto della guerra si sta tingendo ancora di più di tinte cupe con i racconti di stupri, violenze e distruzione ovunque.
    Lo sforzo bellico russo si concentra sempre di più sulla parte orientale dell’Ucraina, evidenziando la strategia russa di voler conquistare il Donbass e lo sbocco sul mare, con Mariupol ormai quasi distrutta e Odessa a forte rischio di subire la stessa sorte.
    Le certezze diminuiscono ogni giorno che passa e i toni delle diplomazie sono molto aspri e minacciosi.
    Sul versante europeo, oggi è il giorno delle nuove sanzioni: l’Unione europea vara l’ennesima stretta, mentre gli Usa bloccano ogni nuovo investimento verso la Russia. All’Onu si vota la mozione contro Mosca.
    Intanto, le reazioni agli orrori di Bucha stanno spingendo verso un possibile insediamento di un tribunale di guerra che possa sancire le violazioni a livello umanitario e perseguire Putin come criminale di guerra. Ma quali effetti, al netto dell’indignazione, possono sortire nei confronti del leader russo è difficile prevederlo, vista anche la forte azione di propaganda e disinformazione che sta mettendo dubbi sulla paternità di qualunque efferatezza venga denunciata. Anche da parte ucraina verrà avviata un’azione di verifica di possibili atti criminosi compiuti dai soldati di Zelensky.
    All’Onu sembra ormai prossima la sospensione della Russia dal Consiglio dei diritti umani di Ginevra. L’Organizzazione mondiale della Sanità sta valutando “tutti gli scenari e sta mettendo a punto eventuali piani di emergenza per diverse situazioni che potrebbero colpire il popolo ucraino, dal trattamento continuo delle vittime di massa agli attacchi chimici”. Queste sono le dichiarazioni del direttore dell’Oms Europa, Hans Kluge, in conferenza stampa a Leopoli, spiegando che l’organizzazione sta anche lavorando con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica in preparazione di un potenziale attacco o incidente nucleare. “Dobbiamo essere pronti per ogni eventualità”, ha aggiunto.
    In questo clima rimane comunque aperta la via dei negoziati, anch’essa sempre più tortuosa. Il ministro degli esteri ucraino Kuleba ha, infatti, dichiarato la sua disponibilità a trattare con il suo omologo russo Lavrov perché è l’unica strada per fermare la guerra e ulteriori stragi innocenti.
    Il governo ucraino ha chiesto a Mosca di “ridurre il livello di ostilità” nel negoziato per arrivare a un accordo di pace, dopo che il ministro degli Esteri russo ha accusato l’Ucraina di avere contraddetto gli impegni presi a Istanbul nella nuova bozza per il prossimo round di negoziati. “Se Mosca vuole dimostrare di essere pronta al dialogo, deve ridurre il suo livello di ostilità”, ha scritto su Twitter Mykailo Podolyak, consigliere del presidente Volodymyr Zelensky e membro della delegazione incaricata dei colloqui con la Russia.
    La replica di Lavrov non si è fatta attendere, accusando Kiev di non rispettare gli impegni presi in occasione dei colloqui recenti svoltisi a Istanbul.
    Non si è fatta attendere anche la replica di Draghi alle recenti accuse russe di indecente ostilità dell’Italia e in una nota ha ribadito che di indecente ci sono solo i massacri.
    Pur tra crescenti difficoltà e prese di posizione sempre meno concilianti, i negoziati proseguiranno, prova evidente che anche da parte russa qualcuno vorrebbe chiudere il capitolo militare e trovare un possibile compromesso. Ne dà conferma l’agenzia di stampa russa Tass riportando le dichiarazioni del ministro Lavorov.
    L’ultimo atto di una situazione sempre più in bilico negli equilibri geopolitici è l’accusa di Kiev all’Ungheria del riconfermato Orban, reo di aiutare la Russia e contribuire così a distruggere l’unità europea.
    Difficile a questo punto prevedere evoluzioni positive a breve, a meno di colpi di scena ad oggi difficilmente prevedibili. Tra questi un fattore determinante potrebbero giocarlo le sanzioni che verranno ulteriormente rafforzate e il conseguente tracollo della già precaria economia russa, ancora oggi alle prese con pesanti perdite sui mercati economici. Ma occorrerà che Putin se ne renda conto. In questo potrebbe giocare un ruolo di peso la Cina che nei prossimi giorni incontrerà esponenti della UE per discutere sulla possibile contropartita tra eliminazione delle sanzioni in cambio di una fine della guerra.
    Ormai lo scenario del conflitto ha assunto dimensioni planetarie, e c’è da sperare che l’attuale equilibrio di forze possa propendere verso una soluzione che in molti dicono di volere, ma che nessuno ancora ha intenzione di mettere in atto, anche perché dalla fine e dall’esito di questa guerra dipenderanno gli equilibri futuri a livello mondiale. E si sa, nessuno vuole uscire indebolito.
    Pietro Broccanello

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