Draghi e l’accordo blitz sul gas algerino
Nella relazione in crisi tra Russia e Occidente innescata dalla guerra in Ucraina, l’Italia si muove con l’Unione Europea ma agisce anche da sola e lo fa velocemente. Ieri Draghi è volato ad Algeri assieme al ministero degli Esteri, Di Maio, al ministro per la Transizione Ecologica, Cingolani, e al numero uno dell’Eni, Descalzi, per firmare un accordo che garantisce al BelPaese 9 miliardi di metri cubi di gas algerino in più all’anno. L’Italia dipende per il 40% dell’import di gas dalla Russia e per il 31% dall’Algeria ma con questa intesa la fornitura di gas dal Paese nordafricano viene quasi raddoppiata.
La mossa si inserisce nel contesto di una strategia finalizzata a ridurre la dipendenza energetica da Mosca e la naturale sponda a cui guarda Palazzo Chigi è quella africana. L’Italia, infatti, è il primo Paese in termini assoluti per acquisto di gas naturale dall’Algeria grazie al gasdotto Transmed che porta la preziosa risorsa fino a Mazara del Vallo, in Sicilia. Secondo le prime stime, già dall’inverno dovremmo essere in grado di sostituire fino a un terzo del gas russo, aumentando la capacità massima del Transmed dagli attuali 21 a 30 miliardi di metri cubi.
La via per slegarsi dalle forniture di Mosca è lunga dal momento che per ora l’Italia importa ben 29 miliardi di metri cubi di gas russo all’anno, motivo per cui l’accordo con Algeri dovrebbe essere il primo di una serie di tappe africane per accelerare il percorso di diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetico. Nelle prossime settimane Draghi potrebbe fare tappa in Congo, Angola e Mozambico per firmare un altro contratto per portare in Italia, sempre tramite l’Eni, fino a 5 miliardi di metri cubi di gas.