Il giorno di Putin
Il 9 maggio è arrivato: il giorno tanto atteso per le manifestazioni della Vittoria e le celebrazioni russe si è rivelato un flop.
Il presidente russo non ha usato toni trionfalistici, né ha annunciato novità eclatanti, ma si è limitato a ribadire che “l’intervento in Ucraina è stato preventivo”. L’occasione delle pseudo celebrazioni che hanno visto una parata militare a Mosca ha portato diversi leader mondiali a ribadire la necessità che il conflitto scatenato dai russi non si allarghi. Così il leader cinese Xi a Scholz. Il presidente del consiglio Ue Michel, in visita a Odessa, è costretto a riparare in un rifugio a causa dei continui lanci di missili russi sul porto ucraino. Il presidente francese Macron cerca di distendere il clima, affermando che “non siamo in guerra contro Mosca, no alla vendetta”.
Nell’attesissimo discorso nella Piazza Rossa di Mosca, Putin ha spiegato le ragioni dell’intervento in Ucraina, ribadendo che la Nato è una minaccia per la sicurezza del Paese e per le garanzie dei suoi confini.
Mentre Putin parlava da Mosca, il presidente ucraino Zelensky ha postato un nuovo video messaggio sul suo canale Telegram: “Stiamo lottando per la libertà dei nostri figli e quindi vinceremo. Non dimenticheremo mai cosa fecero i nostri antenati durante la Seconda guerra mondiale, che uccise più di otto milioni di ucraini. Molto presto ci saranno due giornate della vittoria in Ucraina mentre qualcuno non ne avrà nessuna e Khreshchatyk vedrà la parata della vittoria, la vittoria dell’Ucraina”.
Intanto, si prepara l’attacco finale alle acciaierie di Mariupol, previsto per l’11 maggio con il possibile impiego di armi chimiche per debellare il baluardo costituito dall’armata Azov, i cui uomini sono ancora asserragliati nei labirinti delle acciaierie, da ieri prive di ostaggi civili che sono stati finalmente evacuati.
L’ONU ha accolto la richiesta di Zelensky di avviare una sessione straordinaria per i diritti umani alla quale hanno già aderito oltre 60 Paesi.
Non sono mancate forme esplicite di dissenso a Mosca dove alcuni veterani sono stati arrestati in quanto in palese contrarietà con la scelta del Cremlino di invadere l’Ucraina e minare la volontà di pace che anche tra i russi è prioritaria rispetto alle mire espansionistiche di Putin.
Nei prossimi giorni la presidente della commissione UE Ursula von der Leyen incontrerà Orban per convincere l’Ungheria ad aderire alle misure previste nel sesto pacchetto di sanzioni che contiene l’embargo contro il petrolio russo.
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, parlando al congresso del sindacato Dgb a Berlino, ha spiegato che “Putin ha leso il principio dell’inviolabilità dei confini in Europa per il suo progetto di rivincita di un impero russo. Accettare questo significherebbe non solo abbandonare le vittime, ma anche incoraggiare l’aggressore nella sua azione criminale”. Per questo la Germania ha deciso di sostenere la causa ucraina.
Ma tra i leader europei spiccano le parole di Macron che chiede di non umiliare la Russia, pena l’impossibilità di ricostruire uno scenario di pace duratura. Secondo il leader francese, la guerra potrà terminare solo con un negoziato nel quale la Russia dovrà sedere al tavolo con l’Ucraina e ridefinire i contenuti di un nuovo equilibrio nel continente europeo. Non ci deve essere spazio per il desiderio di vendetta e di umiliazione. Così il neo rieletto presidente francese, avanzando un paragone con gli eventi che portarono agli accordi di Versailles.
Ancora Macron ha fatto presente che l’iter di un eventuale ingresso dell’Ucraina nella UE non sarà breve, ma avrà bisogno di anni.
Sempre il leader dell’Eliseo ha ricordato che sul negoziato di pace è l’Ucraina a dover decidere il da farsi. Il compito dell’Europa è di accompagnare il governo di Kiev verso una nuova prospettiva di pace. L’Europa non è in guerra con la Russia, ma la difesa della nazione invasa da Putin è l’unica garanzia per preservare la pace in tutto il continente evitando altri conflitti in futuro. Forse le parole del leader francese segnano una svolta da prendere con attenzione anche da parte degli alleati, USA in testa.
Anche la Cina per bocca del suo presidente Xi Jinping guarda al futuro e in particolare ai rapporti con l’Europa, che, a suo dire, deve garantirsi un’autonomia strategica e alimentare le relazioni con il mondo asiatico.
Xi nell’incontro video con il presidente Scholz ha invitato a non espandere il conflitto e ad adoperarsi per una sua rapida conclusione.
Intanto, sul fronte delle azioni militari da fonte ucraina si evidenziano le crepe nel fronte militare russo, al punto che i piloti russi nei loro raid aerei mancherebbero volontariamente di colpire gli obiettivi assegnati per non eseguire ordini criminali.
Infine, giova riportare le dichiarazioni del capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky, che ha sottolineato che i negoziati con i corrispondenti ucraini non sono chiusi, anzi continuano a svolgersi a distanza attendendo il momento decisivo per porre fine all’azione militare.
Stonano solo le dichiarazioni di Putin, ancora all’attacco contro la Nato a suo dire una minaccia intollerabile. Ma è evidente il tentativo del leader del Cremlino di riaccreditarsi all’opinione pubblica di casa che in diversi modi sta lentamente prendendo le distanze da una guerra che il popolo russo non avrebbe mai voluto iniziare.
Pietro Broccanello