OFFICINE AIOLFI, UNA LUNGA STORIA FATTA DI INNOVAZIONE
È una lunga storia, quella delle Officine Aiolfi, dove la parola d’ordine è una sola: innovazione. Innovazione sempre, costantemente, da quando nel 1974 Giampaolo Aiolfi decise di mettersi in proprio e dar vita ad una realtà che oggi, dopo quasi cinquant’anni resta leader nel suo settore. Oggi abbiamo incontrato Claudio Aiolfi, figlio di Giampaolo, per farci raccontare il passato, il presente e il futuro del gruppo made in Madignano.
Dott. Aiolfi, com’è nata la sua azienda?
La fondazione dell’azienda la devo soprattutto alla lunga esperienza che mio padre Giampaolo ha vissuto alla Canavese di Crema, un’importante realtà nel ramo delle macchine utensili, che anche se appartiene al passato ha lasciato grandi ricchezze di e competenze nel nostro settore. Mio padre proveniva da una classica famiglia di agricoltori lombardi, ed è partito un po’ con soluzioni improvvisate. Ha recintato una porzione di portico della cascina e l’ha chiuso in modo anche raffazzonato, ma creando un angolo con due macchine ed altrettante postazioni. Mi racconta spesso, addirittura, che per prendere questi materiali di riuso, ha percorso una decina di chilometri con il suo cavallo trainato da un carro, per poi far ritorno trainando il materiale. Se mi guardo alle spalle devo dire che è stato un gran bel salto, sia professionale che mentale, per la generazione di imprenditori dell’epoca.
Dal 1974 ad oggi qual è stata l’evoluzione?
Mio padre ha cominciato da solo per poi prendere un dipendente che lo aiutasse nelle piccole commesse che riceveva. Ha allargato il giro fin da subito, svolgendo presto lavori per aziende fuori provincia. Da tutte queste esperienze è scaturita un’evoluzione importante nel 1979, l’anno dell’acquisto di una macchina a controllo numerico. Era una novità per l’epoca. Mio padre è stato tra i primi ad impiegare una macchina di questo tipo nel nostro territorio, e così facendo ha permesso all’azienda di entrare nel mercato delle produzioni in serie. Da lì è iniziata la mia esperienza in azienda. A 16 anni, con il primo Centro di Lavoro ho iniziato a programmare le macchine utensili, proseguendo parallelamente gli studi. Volevamo ampliare la gamma di servizi offerti al cliente e alla fine degli anni ’90, quando la produzione di serie era ormai un nostro ambito naturale, abbiamo iniziato a lavorare con Bosch nel settore automotive. È un ambito sfidante ed evoluto sotto tutti i settori aziendali, dagli investimenti, alla logistica, alla produzione, alla qualità. Tutte tecniche e metodologie avanzate ed efficienti che vengono successivamente adottate, anche se in modo semplificato, in altri settori. È stata un’occasione fondamentale, se pensiamo che oggi ben il 70% del fatturato della nostra azienda è dato dal comparto automotive. Nel 2004, inoltre, abbiamo ottenuto la prima certificazione ISO 9001, una certificazione generica che è oggi ormai molto comune, tuttavia era il primo gradino per arrivare alla ISO-TS 16.949, una certificazione impegnativa ma molto richiesta per il settore auto. Dal 2010 ci siamo evoluti con una crescita importante anche in termini di fatturato, fino a quello che siamo oggi: nel 2022 dovremmo chiudere attorno ai 17 milioni di euro.
Oltre alla sede di Madignano, avete anche altre realtà sul territorio?
Due anni fa abbiamo acquisito un’unità produttiva in Romania con 22 dipendenti, che oggi sono ben 35. Grazie a questo investimento possiamo affrontare il mercato in modo più competitivo, unendo i punti di forza delle due sedi: là ci sono competenze diverse in settori diversi che ci hanno consentito di inserirci anche in mercati che prima erano a noi sconosciuti, come quello delle moto e delle telecomunicazioni. Quello di Madignano resterà comunque lo stabilimento principale e continuerà la sua crescita restando la testa pensante del gruppo.
Insomma, vi siete innovati rispondendo a un mercato in continua evoluzione. È così?
Abbiamo deciso di fare il salto perché abbiamo deciso soddisfare il mercato. Se il mercato richiede un qualcosa dobbiamo assecondarlo, altrimenti rimaniamo fermi. È importante diventare sempre più forti, senza appiattirci, ma cavalcare le scelte e le richieste del mercato giocando d’attacco. Se il mercato automotive richiedeva ad esempio una particolare certificazione allora dovevamo averla, e così è stato. Questo ci ha aperto un ventaglio di possibilità nuove, con le giuste caratteristiche per il settore.
Com’è stato affrontare le dure sfide degli ultimi anni?
Abbiamo affrontato due anni difficili, ma sia nel 2020 che nel 2021 siamo riusciti a crescere. Nell’anno della pandemia abbiamo chiuso con un +9%, mentre nel 2021 con un +20% rispetto al 2020. Quest’anno vogliamo stabilizzare la crescita dello scorso anno, anche se è difficile fare una previsione. Per i clienti auto la produzione si è fermata per 3/4 mesi ad inizio 2020, ma è continuata per altri partner italiani ed esteri delle catene primarie, che ci ha consentito di recuperare la perdita nei mesi successivi.
La crisi della pandemia e la crisi energetica quindi non vi hanno fatto perdere d’animo. È così?
Stiamo passando da una crisi all’altra da molto tempo, ed il fatto di avere continui impedimenti sta diventando uno standard. Siamo al terzo anno di incertezze ed anche il mondo dell’impresa sta imparando a convivere con questi meccanismi. Noi, inoltre, proveniamo anche dalla crisi dei chip, che nel settore auto ha visto una drastica penuria di componenti con la quale dovremo tornare a fare i conti anche nel prossimo futuro. Siamo in un momento caotico, dove caos significa cambiamenti multipli non prevedibili. La cosa più difficile, come imprenditore, è l’impossibilità di programmare ed affrontare i rischi calcolati.
Mentre sul tema energetico cosa mi può dire?
L’energia un tempo era una costante; oggi è un cost driver e solo gli aumenti accorsi incidono per l’8% del nostro costo di trasformazione. È diventata una componente fondamentale alla quale guardare in un’ottica di efficientamento. Oggi più che mai è fondamentale fare investimenti mirati, in particolare nel comparto dell’autoproduzione di energia: sfruttando tutti gli spazi passeremo, con un nuovo impianto fotovoltaico, da una produzione di 200 a una produzione 600 kilowatt. Poi è molto interessante il discorso delle comunità energetiche, che ha portato all’attenzione il tema a tutti operatori, e può consentire risultati importanti a tutte le aziende. Investire in questo settore significa rendere un’impresa competitiva oppure no. Oggi siamo tutti sulla stessa barca, stiamo tutti subendo l’imprevedibilità. Nel medio termine, quindi, solo chi saprà scegliere gli strumenti, gli investimenti e le politiche positive in campo energetico potrà fare la differenza a livello di competitività.
Quali sono le sfide che le Officine Aiolfi dovranno affrontare per il futuro?
Per un’azienda come la nostra, che fa sette giorni a ciclo continuo con tre turni, sarà sempre più difficile e costoso trovare personale adeguato a coprire tutte le fasce orarie. Per aumentare l’efficienza serve automazione ove possibile, amplificando la capacità lavorativa dell’uomo. Per questo, il progetto Humans Hub è senz’altro uno sguardo verso il presente prossimo. Abbiamo sì in prospettiva la volontà di incrementare il numero di addetti, ma si tratterà di personale indiretto, collegato a tecnologie 4.0 che richiederanno una competenza adeguata. Così facendo il numero dei lavoratori sarà stabile perché la crescita sarà sviluppata attraverso l’incremento delle automazioni.
Un’altra sfida che il mondo esterno ci ha messo sul tavolo, ma che ci sta rendendo protagonisti, riguarda poi l’elettrificazione dell’auto e su questi aspetti numerose commesse che ci porteranno una parte importante di fatturato. Anche in questo senso abbiamo diversificato nella direzione giusta per non rimanere spiazzati dal drastico calo atteso delle tecnologie endotermiche, anche se penso che i numeri e le date previste non siano realistici.
Grazie.
Andrea Valsecchi