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    CINA, CROLLO DI PRODUZIONE E VENDITE. È CRISI

    CINA, CROLLO DI PRODUZIONE E VENDITE. È CRISI
    La Cina è in piena crisi economica. I lockdown a tappeto sono i principali responsabili. E intanto la disoccupazione è alle stelle e lo yuan ai minimi storici
    È piena crisi in Cina. I lockdown a tappeto imposti dal Governo di Pechino per arrivare al risultato utopistico di zero casi Covid stanno mettendo in ginocchio l’intera economia, con megalopoli della caratura di Shangai totalmente ferme dalla fine di marzo. Le scene drammatiche di bambini spesso strappati ai propri genitori nel nome della lotta alla diffusione del virus, si sono alternate con quelle degli addetti a sigillare interi quartieri, segno che a Pechino la via d’uscita e il ritorno alla normalità sembrano tutt’altro che vicini (alla faccia di chi dà dei dittatori ai leader europei). Alla crisi Covid, poi, si è aggiunta quella dovuta alla guerra in Ucraina, che ha fatto definitivamente saltare ogni schema, portando allo straziante dato odierno: aprile è il peggior mese, quanto a produzione industriale e a vendite al dettaglio, da due anni a questa parte, facendo registrare un -2,9% e un –11% sull’anno scorso. Le vendite al dettaglio sono calate per il secondo mese consecutivo – visto che a marzo i dati parlavano di un -3,5% – e la produzione industriale ha fatto registrare perdite del 7%. In questa tragica situazione la disoccupazione è rampante, e la bilancia commerciale sta portando lo yuan ai minimi storici sul dollaro da ottobre 2020.
    La disoccupazione alle stelle
    Le scellerate scelte del Governo di Pechino hanno avuto ripercussioni inevitabili anche in tema occupazionale. La disoccupazione dal mese scorso sta drasticamente aumentando, attestandosi oggi al 6,1%, ed è sempre più vicina a quel 6,2% fatto registrare a febbraio 2020, il massimo storico che è ancora oggi un record negativo per la Cina. La soluzione al vaglio dovrebbe essere con ogni probabilità la stessa attuata due anni fa, ossia quella della cosiddetta prosperità comune che aveva portato il Governo ad invitare le società ad abbandonare la politica degli incentivi collegati ai risultati, in modo tale da evitare le eccessive sperequazioni dei dipendenti. Un altro passo, quindi, verrà fatto nella direzione dello sviluppo dei mercati, che fino ad un anno fa erano stati tagliati per un valore di mercato fino a 1 trilione, a scapito però delle grandi società tecnologiche che sull’economia cinese pesano eccome.
    Lo yuan ai minimi storici
    Il record negativo non riguarda però solo la disoccupazione. Anche sul fronte della valutazione monetaria, infatti, lo yuan si attesta ai minimi nel rapporto con il dollaro da ottobre 2020. Il cambio ha toccato in fatti i 6,7924 yuan per un dollaro, e ad influenzarne l’andamento sono state prevalentemente le disastrose vendite al dettaglio e la produzione industriale, che ha come conseguenza depresso i listini. I lockdown a tappeto in tutto il Paese, infatti, hanno costretto la Banca centrale a deprezzare la moneta cinese, portandola ad un crollo del 7% in soli due mesi nei confronti della valuta americana, ribaltando la situazione di fine 2021, quando lo yuan aveva eroso valore nei confronti del dollaro. Parallelamente, poi, anche l’aumento dei tassi di interesse americani ha colpito fortemente la Cina, detentrice di più titoli del Tesoro al mondo, che però non ha risposto in modo adeguato alla crisi, mantenendo i suoi tassi invariati, in un momento storico caratterizzato da mancanza di liquidità.
    Andrea Fortebraccio

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