Guerra in Ucraina, una partita a scacchi
Quale sarà la prossima mossa di Putin? Come reagirà l’Europa? E la Nato?
Sono le domande che nascono dalla battaglia che si combatte parallelamente a quella tragica delle acciaierie di Mariupol e delle altre città devastate da quasi tre mesi di invasione.
La richiesta formalizzata da Svezia e Finlandia di entrare nella Nato, per garantirsi un futuro più sicuro dai colpi di testa russi, ha prodotto i primi effetti: una ventina di diplomatici di Italia, Francia e Spagna sono stati espulsi dalla Russia che continua a lanciare messaggi minacciosi di possibili ripercussioni all’accerchiamento che gli Usa stanno operando ai danni di Mosca con l’intento di ridurre la ex URSS a un ruolo di comprimario nello scenario planetario.
Insieme a questa decisione, Mosca lancia un comunicato sibillino con il quale afferma il “diritto sovrano” di Svezia e Finlandia di richiedere l’adesione al blocco occidentale. Strano? Per nulla: il sillogismo implicito porta alla naturale conseguenza che anche le repubbliche del Donbass possono legittimamente sganciarsi dall’Ucraina e annettersi alla federazione russa.
Sul teatro di guerra, dopo la caduta di Mariupol nelle mani dell’esercito russo, prosegue l’evacuazione delle acciaierie, nelle quali secondo fonti ucraine sarebbero rifugiati ancora un migliaio di soldati per i quali proseguono le trattative con i russi.
Nonostante proseguano i raid russi sulla città, Zelensky dichiara che la città sta ancora resistendo e i russi arretreranno, come ad Odessa, ancora pesantemente presa di mira dai missili nemici.
Mosca ammette che vi siano difficoltà rispetto alla tabella di marcia programmata ad inizio invasione, ma è altrettanto certa che tutti gli obiettivi militari prefissati verranno raggiunti.
Da Kiev viene enfatizzata la diserzione continua da parte di soldati russi esausti, pronti a smettere di combattere e desiderosi di scappare da questa sporca guerra fratricida e tornarsene nelle loro famiglie.
Il prolungamento ad oltranza delle azioni militari e i vari pacchetti di sanzioni economiche stanno mettendo in ginocchio l’economia russa che vede lo spettro di un default sempre più vicino. Se davvero il governo americano dovesse decidere di bloccare i pagamenti relativi ai bond russi degli investitori americani, Mosca sarebbe costretta a dichiarane il fallimento, con conseguenze spaventose per l’economia russa e di rimbalzo per tutti coloro che hanno interessi ed esposizioni con Mosca.
Se poi Putin decidesse davvero di fermare il flusso di gas verso la Finlandia ed altri paesi, come verbalmente minacciato, il disavanzo economico peggiorerebbe ulteriormente. Ma la partita a scacchi prosegue con mosse e contromosse per vedere chi commetterà il primo errore o addirittura non avrà più margini di manovra, subendo lo scacco matto.
L’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (UNCHR) afferma che 3.752 civili sono stati uccisi in Ucraina dall’invasione russa del 24 febbraio. Altri 4.062 sono stati feriti. La maggior parte delle vittime civili registrate sono state causate da bombardamenti, missili e attacchi aerei. L’Alto commissariato ritiene che le cifre reali delle vittime civili nel conflitto siano notevolmente più alte. Sfondano il muro dei 15 milioni le persone sfollate nel complesso, computando a tal fine sia coloro che sono riusciti ad uscire dal Paese, sia chi invece è scappato dalle città sotto assedio per ricoverarsi in zone a minor rischio militare.
La tragedia prosegue e nessuno oggi mette sul campo iniziative e nuovi negoziati che possano portare al cessate il fuoco, quindiverosimilmente ci accompagnerà con i suoi tetri bollettini ancora per diversi mesi.
Pietro Broccanello