Stop del governo a nuove proroghe sul Superbonus
Alla Camera l’ennesimo braccio di ferro tra il governo e la maggioranza sulla cessione dei crediti prodotti dai bonus edilizi. Il ministero dell’Economia ha promesso una riformulazione che aprirebbe ufficialmente le cessioni a tutte le partite Iva, ma dal governo arriva un secco “no” a qualsiasi ipotesi di proroga ulteriore e alle richieste di rimozione dei vincoli per contrastare le frodi. Come al solito si tratta di un lungo negoziato per cercare di trovare un accordo tra le parti, ma ci sono novità in arrivo.
Una lunga negoziazione che nel pomeriggio dell’altro ieri ha visto diverse richieste contrastanti sui piatti della bilancia e, come spesso accade quando si tratta di questi temi, trovare l’equilibrio giusto è un’ardua impresa.
I contenuti principali delle rispettive posizioni di governo e maggioranza orbitano attorno alla possibilità di introdurre nuove proroghe sul Superbonus. I tifosi del riavvio della macchina hanno ottenuto la promessa, da parte del ministero dell’Economia, di una possibile riformulazione del testo che allargherebbe ufficialmente le cessioni a tutte le partite Iva, senza necessità di una soglia minima predefinita di fatturato.
Di contro, però, dal governo è arrivato un secco stop a qualunque ipotesi di ulteriore proroga, in primis quella relativa alle villette, come anche alle richieste di riduzione o rimozione dei numerosi vincoli introdotti per evitare costi aggiuntivi alla finanza pubblica e contrastare le frodi.
Considerato anche che, di fatto, l’idea iniziale del Mef era quella di aprire solo ad eventuali valutazioni di correttivi, e non della vera e propria riscrittura del testo che, però, è ciò a cui si è arrivati dopo vari tira e molla.
La situazione però lascia insoddisfatte molte delle parti e promette di allungare la battaglia in Parlamento sul decreto Aiuti fino alla prossima settimana.
L’effettiva novità in arrivo, invece, dovrebbe orientarsi sulla possibilità di ampliare le maglie del meccanismo delle cessioni ad altri soggetti oltre alle banche, escludendo soltanto le persone fisiche. La possibilità di cedere il credito dovrebbe estendersi a tutte le aziende a prescindere dalle dimensioni, e dovrebbero essere consentite fino a quattro cessioni di cui l’ultima resterebbe limitata a soggetti non consumatori.
Tutto il meccanismo continuerebbe comunque a muoversi tra le maglie strette delle regole anti-frodi, che tra le altre cose implicano una responsabilità in solido del cessionario, come indicato sia dall’agenzia delle Entrate che dalla Guardia di Finanza.
L’aspetto messo principalmente sotto la lente d’ingrandimento dei critici è quello riguardante il peso dei vincoli e delle responsabilità che accompagnano la cessione del credito, e che secondo le imprese interessate finiscono per bloccarla. Un altro emendamento ha come oggetto le società a partecipazione statale, che si vorrebbero spingere verso l’acquisto di crediti. Il correttivo dovrebbe venire sostituito da una sorta di “suggerimento” informale che però anche in questo caso finirebbe per scontrarsi con i limiti fisici e fiscali per i crediti nei bilanci delle aziende pubbliche.
Il Pd lamenta il rischio che in tal modo il superbonus sia possibile solo ai ricchi, e accusa il governo, se vuole abolire il superbonus, di non rendersi conto che questo significa il fallimento delle aziende.
Pietro Broccanello