I Comuni rispondono ai rincari energetici, mentre si aspetta il governo
Mentre si attendono aggiornamenti in merito ai lavori in corso del governo sul Decreto aiuti ter (e sui metodi di attuazione del Dl aiuti bis), molti Comuni italiani messi alle corde dai rincari energetici hanno iniziato a mobilitarsi a livello locale. Visto che i rialzi di luce e gas stanno spingendo in alto anche la spesa pubblica, alcuni sindaci stanno rispondendo con aiuti e ordinanze volti ad attuare dei piani di risparmio energetico.
Sono già svariati i Comuni che, dal nord al sud della penisola, hanno dovuto mettere in atto singoli interventi o veri piani di risparmio per far fronte all’insostenibile aumento dei prezzi energetici e al conseguente innalzamento della spesa pubblica.
L’aumento dei costi di gas e luce infatti grava pesantemente tanto sulle spalle dei cittadini quanto su quelle dei Comuni, e sono tante le amministrazioni locali che hanno denunciato la mancanza di risorse e di aiuti necessari per far fronte alla situazione; molte di esse sono state costrette a rivedere i bilanci, anche più e più volte, per cercare di far quadrare i conti.
Per menzionare alcuni esempi significativi, a Castelmassa, un paesino di circa 4mila abitanti nel basso Veneto, è stata chiusa la piscina comunale, fino a data da definirsi in base alla situazione, per via dei troppo elevati rincari dell’energia, che si sommano alle già gravose spese di gestione, del personale, delle sostanze chimiche, degli interventi di manutenzione e dell’acqua: un cocktail di elementi che hanno messo in ginocchio l’amministrazione comunale e hanno costretto a chiudere l’impianto. La stessa cosa è avvenuta anche a Pontassieve, in provincia di Firenze.
Una vicenda analoga riguarda anche il Bellunese, dove due gallerie sono rimaste al buio e i lampioni lungo le strade vengono spenti dalle 2 di notte fino all’alba per risparmiare. Anche in altre località, come Torrebelvicino (VI) e Ancona, ci si deve accontentare del chiaro di luna poiché l’illuminazione pubblica rimane spenta da mezzanotte in poi.
Di fronte a questi e numerosi altri esempi analoghi, Anci e Upi hanno dichiarato esplicitamente la necessità che vengano stanziate risorse o definite misure di sostegno per Comuni e Province, in assenza dei quali i bilanci di molti enti locali sono inesorabilmente destinati a saltare. A detta loro sono necessari stanziamenti straordinari di almeno ulteriori 350 milioni di euro, senza i quali i sindaci saranno costretti a tagliare sempre più servizi pubblici a danno dei cittadini.
Tuttavia ci sono anche Comuni che stanno riuscendo in una virtuosa inversione di tendenza: è il caso di realtà come Brescia, Reggio Emilia, o Comuni minori come Seregno, Albignasego, Osimo ed altri, che stanno perfino trovando le risorse per venire incontro ai propri cittadini. C’è chi ha messo in campo un bonus energia una tantum per le famiglie che ne fanno richiesta, che a differenza del nazionale Bonus sociale energia elettrica ha una soglia ISEE più alta per poter essere richiesto.
Altri esempi virtuosi in una situazione come quella attuale si ritrovano a Pontivrea nel Savonese o a Forlì, dove spesso gli aiuti sono mirati in base alle esigenze specifiche del territorio e dei cittadini. E c’è anche chi ringrazia la lungimiranza avuta in passato, come Peschiera del Garda che nel 2016 stipulò un accordo di partenariato pubblico-privato con la società Stea, la quale assume a suo carico alcune delle spese e degli interventi pubblici.
Esempi positivi, certo, e che danno prova di un alto grado di resilienza, ma che non per questo rendono la situazione meno drammatica e bisognosa di aiuti e provvedimenti a livello nazionale, come detto. Mentre soprattutto a livello locale l’efficientamento energetico e il rinnovamento dei vecchi impianti rimane comunque la via principale per scongiurare ulteriori rincari futuri, anche se molti interventi hanno chiaramente bisogno di un tempo non molto breve.
Pietro Broccanello