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    Ordinanza Piemonte, Cirio: «chiudiamo il più possibile»

    Le regioni del nord Italia impongono misure più restrittive rispetto a quelle previste da Roma. L’ordinanza del Piemonte motivata da una situazione di estrema emergenza.

    «Chiudiamo il più possibile». La nuova ordinanza della regione Piemonte è riassumibile in questa frase. Da tempo ormai il presidente Cirio chiede insistentemente al governo l’adozione di misure più restrittive perché in Piemonte ogni giorno aumentano velocemente i casi di contagio, fino a mandare a Roma una lettera: «Abbiamo bisogno di aiuto, materiali, uomini. I nostri approvvigionamenti sono bloccati alle frontiere. Mandateci medici perché nonostante tutte le misure prese e il senso di responsabilità di moltissimi cittadini, la situazione è drammatica». Consapevole che l’emergenza è nazionale, Cirio chiede tuttavia che nel distribuire gli aiuti si tenga conto delle proiezioni regionali di sviluppo del contagio, sottolineando la necessità di aprire una via di priorità d’urgenza per il Piemonte.

    Alla fine questo weekend il governo ha annunciato un nuovo decreto, non sufficientemente restrittivo secondo le valutazioni dei governatori delle regioni del nord, alcuni dei quali hanno deciso di non perdere tempo ed emettere nuove ordinanze. Le nuove misure adottate dalla regione Piemonte sono state decise dopo che il presidente Cirio ha incontrato in videoconferenza i sindaci dei comuni capoluogo, i presidenti delle province, i rappresentanti di Anci, Anpci, Upi, Uncem e Ali (Legautonomie) oltre a essersi confrontato con la regione Lombardia. L’ordinanza è attiva dal 22 marzo fino al 3 aprile e impone una serie di restrizioni aggiuntive rispetto a quelle già in vigore.

    Mercati, esercizi commerciali, uffici, cantieri

    I mercati saranno possibili solo dove i sindaci potranno garantire il contingentamento degli accessi e il non assembramento, anche grazie all’utilizzo di transenne e sempre con il presidio costante dei vigili urbani. L’accesso agli esercizi commerciali sarà limitato ad un solo componente del nucleo familiare, salvo comprovati motivi di assistenza ad altre persone. È disposta la chiusura degli uffici pubblici e degli studi professionali, fatta salva l’erogazione dei servizi essenziali ed indifferibili, oltre alla possibilità di attuare lo smart working. L’attività nei cantieri viene fermata, ad eccezione di quelli di interesse strategico.

    Mobilità

    Sono vietati gli spostamenti verso le seconde case e gli assembramenti di più di due persone nei luoghi pubblici.

    Distributori automatici e slot machine

    È vietata la sosta e l’assembramento davanti ai distributori automatici che erogano bevande e alimenti confezionati. È disposto il blocco delle slot machine e la disattivazione di monitor e televisori da parte degli esercenti.

    Cosa resta aperto

    Restano aperte le edicole, le farmacie, le parafarmacie e i tabaccai, luoghi dove comunque dovrà essere garantita la distanza di sicurezza interpersonale di un metro. Ove possibile, dovrà effettuarsi la rilevazione sistematica della temperatura corporea presso i supermercati, le farmacie e i luoghi di lavoro.

    Sul sito della regione Piemonte sono presenti anche alcune risposte agli interrogativi più frequenti in merito a questa ordinanza. Per esempio, ci si chiede se i professionisti possano recarsi presso gli studi per esercitare le «attività indifferibili e urgenti» sulla base di una propria autonoma e insindacabile valutazione coperta da segreto professionale. La risposta è sì, ma nel rispetto degli obblighi di prevenzione del contagio da covid-19 previsti dalla normativa attualmente vigente. Oppure, al fine di incentivare il lavoro agile, i collaboratori e i dipendenti degli studi professionali, possono comunque recarsi negli studi professionali? La regione risponde positivamente, sottolineando tuttavia che i soggetti in smart working potranno trattenersi negli studi per il solo tempo necessario per il ritiro e la consegna dei documenti. I professionisti invece non potranno incontrare i propri clienti negli studi, se non in caso di assoluta necessità, privilegiando comunque la consulenza mediante strumenti di comunicazione a distanza. Inoltre, come previsto nella lista ATECO, vanno ritenute essenziali «attività di organizzazioni economiche, di datori di lavoro e professionali» quali avvocati, commercialisti e consulenti del lavoro, la cui professione deve essere svolta nel rispetto delle indicazioni del decreto.

    Con questa ordinanza il Piemonte, sottolinea Cirio, chiude tutto quello che è possibile chiudere in base ai poteri di cui dispongono le Regioni, per combattere «la più grande emergenza affrontata dal dopoguerra ad oggi. Sappiamo che stiamo chiedendo un grande sforzo a ogni cittadini, ma vi prego di comprendere che è la scelta giusta. La nostra libertà è un bene, ma la nostra vita lo è di più. Vi prego, proteggetela restando a casa».

    Simone Fausti

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