Sesto San Giovanni, presentato il Centro Diurno Integrato Virtuale
Avviato in fase sperimentale durante la pandemia, il servizio digitale consente di raggiungere gli utenti direttamente a casa propria per offrire loro una stimolazione quotidiana attraverso l’attività motoria, le attività ludico-ricreative e la stimolazione cognitiva.Locatelli: “Progetto da estendere e replicare anche confrontandosi con altri territori e strutture”.
Un servizio innovativo da remoto a supporto della domiciliarità. È il progetto del Centro Diurno Integrato Virtuale (CDIV) presentato dall’Istituto Geriatrico Fondazione “La Pelucca” di Sesto San Giovanni con l’obiettivo di potenziare le risorse socio-sanitarie presenti sul territorio e favorire la presa in carico di soggetti anziani evitando o ritardando il più possibile la loro istituzionalizzazione.
Il progetto viene avviato in via sperimentale durante i mesi più bui della pandemia quando, a seguito del lockdown, la struttura è stata chiusa e le attività interrotte, rendendo quindi impossibile la frequentazione del centro diurno agli utenti abituali che hanno sofferto in modo particolare l’assenza e l’isolamento. Da qui l’idea di mettere a punto un Centro Diurno Integrato Virtuale sfruttando l’avvicinamento alle nuove tecnologie anche da parte degli anziani: “Con il direttore sanitario e il precedente direttore ci siamo posti il problema di cosa fare e che stimoli dare ai nostri pazientiche cominciavano a percepire la chiusura anche sotto il profilo relazionale – spiega la dott.ssa Mariarosaria Liscio, psicologa e psicoterapeuta, responsabile scientifico del progetto –. Con la pandemia anche gli anziani hanno imparato ad utilizzare whatsapp e video e, se questo è il canale, abbiamo ritenuto utile sfruttarlo per essere a fianco di chi ha bisogno”.
Grazie al progetto di attività domiciliare digitale, gli utenti vengono raggiunti direttamente a casa propria per offrire loro una stimolazione quotidiana attraverso l’attività motoria, le attività ludico-ricreative e la stimolazione cognitiva,fornendo così un supporto importante ed efficace agli anziani e alle stesse famiglie e, elemento non trascurabile, ampliando il bacino d’utenza perché, grazie al digitale, è possibile raggiungere capillarmente utenti di altri Comuni e coloro che sono impossibilitati a frequentare un centro diurno tradizionale. “Questo è uno strumento che vogliamo offrire ai servizi sociali dei Comuni per dare un aiuto concreto alle famiglie che abitualmente supportano questo carico dato dalla patologia – sottolinea il direttore generale della Fondazione, Marco Ballarini -. Se riusciremo a migliorare o rallentare il decadimento cognitivo, obiettivo del progetto, per noi sarà un successo importante sia dal punto di vista professionale che umano”.
Un progetto, cofinanziato in parte dalla Federazione Italiana Alzheimer, che punta a diventare un modello replicabile anche altrove. Infatti, sebbene il ricorso alle tecnologie da parte delle RSA sia stato attuato in tutta Italia e poi però abbandonato con la riapertura delle strutture, il “modello Pelucca” presenta dei punti peculiari che contraddistinguono l’originalità e l’efficacia della proposta, basata su rigorosi protocolli di riabilitazione neuropsicologica e con il supporto scientifico dell’Università di Chieti per monitorare i risultati: “Il nostro obbiettivo è raggiungere tutti ma in maniera scientifica”, precisa la dott.ssa Liscio.
A descrivere il servizio nel dettaglio è la dott.ssa in psicologia clinica e neuropsicologia, Sara Confalonieri, responsabile del progetto che si struttura in 5 ore settimanali di prestazioni erogate da equipe multidisciplinari. La proposta spazia dall’attività ludico-ricreativa con un educatore professionale; due appuntamenti settimanali da 45 minuti ciascuno dedicati alla riattivazione motoria con un fisioterapista e l’attività di stimolazione cognitiva con il supporto di uno psicologo o psicoterapeuta due volte a settimana, che prevede esercizi di memoria, attenzione, linguaggio, abilità visuo-spaziali e di astrazione e problemsolving. Questa specifica attività consiste in un intervento strutturato orientato alla promozione del benessere della persona con lo scopo di coinvolgerla in compiti finalizzati alla riattivazione delle competenze residue e al rallentamento della perdita funzionale dovuta all’invecchiamento.
A questo proposito risulta fondamentale la valutazione neuropsicologica svolta nella fase preliminare per consentire la creazione di gruppi omogenei e garantire così ai soggetti inseriti di trovarsi in una comunità virtuale di pari, oltre a strutturare in modo sempre più personalizzato l’intervento. Tre i gruppi previsti: il primo composto da anziani che aderiscono al progetto per prevenire il decadimento cognitivo, il secondo dedicato ai pazienti con demenza lieve ed il terzo composto dai malati di Alzheimer, quest’ultimo peraltro è quello che ha ottenuto i migliori risultati nella fase di sperimentazione.
Il progetto del CDIV ha ottenuto il plauso, oltre che dell’assessore ai Servizi Sociali Roberta Pizzochera che si è impegnata a verificare la possibilità di ritagliare un budget a supporto delle famiglie interessate dall’iniziativa, anche di Alessandra Locatelli, assessore regionale alla Famiglia, Solidarietà sociale, Disabilità e Pari Opportunità, intervenuta alla presentazione: “Non si tratta solo di stimolare ed ascoltare le persone anziane ma di attivare una serie di meccanismi che rendono questo un servizio innovativo, tecnologicamente avanzato al passo con i tempi che entra nelle case e oltre ad offrire delle attività, vede anche come stanno le persone – commenta -. Siamo orgogliosi di averlo sul nostro territorio nella speranza ci sia la possibilità di estenderlo e replicarlo anche confrontandosi con altri territori e strutture”.
Micol Mulè