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    Centenario don Giussani, a Palazzo Lombardia la mostra a lui dedicata

    Centenario don Giussani, a Palazzo Lombardia la mostra a lui dedicata
    Un itinerario per conoscere la figura, il pensiero e l’opera dell’iniziatore del movimento di Comunione e Liberazione. Fontana: “È stato un grande lombardo”.
    Nell’anno del centenario della nascita di don Luigi Giussani, iniziatore del movimento di Comunione e Liberazione, Regione Lombardia ospita la mostra a lui dedicata. Un itinerario ricco di testimonianze, scritti, musiche, audio e video anche inediti attraverso il quale ripercorrere la vita e approfondire la figura, il pensiero e l’opera del sacerdote brianzolo nato a Desio il 15 ottobre 1922 e scomparso il 22 febbraio 2005 a Milano.
    La mostra, allestita nel foyer dell’auditorium Testori di Palazzo Lombardia – dove sarà visitabile fino a domenica 27 novembre dalle 10 alle 20 è stata inaugurata dal presidente di Regione Lombardia, Attilio Fontana insieme all’assessore ai Giovani, Comunicazione e Sviluppo della Città metropolitana, Stefano Bolognini e al presidente della Fraternità di Cl, Davide Prosperi.
     
    “È giusto ricordare il messaggio di don Giussani perché molti dei suoi principi, dei suoi valori e dei suoi insegnamenti, a partire dalla libertà, dalla centralità dell’uomo e la sussidiarietà si riscontrano nella comunità lombarda – ha sottolineato Fontana –. È stato un grande lombardo, che ha saputo trasmettere messaggi importanti e quindi da lombardo è giusto ricordarlo con la doverosa attenzione”. Lo stesso presidente Fontana, nel maggioscorso, aveva consegnato al presidente Prosperi la massima onorificenza lombarda, ovvero il ‘premio alla memoria’ in occasione della cerimonia di consegna del ‘Premio Rosa Camuna’.
     
    Una mostra che nasce dal desiderio di comunicare a tutti chi è stato don Giussani e perché la sua persona sia stata,e tutt’ora sia, così cara al cuore di tante persone: “La vita di don Giussani ha lasciato una traccia indelebile nella storia – ha spiegato Davide Prosperi –. Migliaia di uomini in tutto il mondo sono stati segnati in un modo o nell’altro, dall’incontro con la sua persona e la loro vita è stata irreversibilmente cambiata. Chi è stato trapassato dal suo sguardo, chi è stato conquistato dalla sua voce roca, eppure, calda e decisa, chi più indirettamente, ma non meno incisivamente, lo ha incontrato leggendo i suoi libri o attraverso la mediazione di altre persone cambiate dall’incontro con lui”.
    L’installazione della mostra a Palazzo Lombardia è stata promossa dall’assessore Bolognini che voluto sottolineare il profondo legame di don Giussani con la città di Milano, fatto di luoghi precisi, a partire dal liceo Berchet dove ha cominciato la sua attività di insegnante poi proseguita all’Università Cattolica, l’Istituto Sacro Cuore di via Rombon nel quale ha trascorso gli ultimi anni della sua vita, fino al Cimitero Monumentale dove ogni giorno centinaia di persone si raccolgono in preghiera di fronte alla sua tomba.
    Ma è soprattutto sulla sua figura di educatore che è stato posto l’accento: “Educare significa introdurre alla realtà non solo istruendo e rendendo abiliha concluso Bolognini –, ma anzitutto consegnando un significato per giudicare tutto. Giussani disse una volta ad alcuni insegnanti che l’educatore non è colui che sta davanti ai ragazzi per ammaestrarli, rimuovendo per loro gli ostacoli, ma è colui che sta dietro di loro, incitandoli a correre, a saltare gli ostacoli attraverso il costante richiamo a guardare in alto, a guardare l’ideale verso il quale tendono, a vivere intensamente il reale”.

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