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    La corsa contro il tempo degli Alpini: in pochi giorni allestito l’ospedale della Fiera di Bergamo

    Secondo il Direttore Sanitario dell’ANA l’ospedale di Bergamo potrebbe essere operativo già all’inizio della settimana prossima. Ospiterà 150 posti tra terapia intensiva, sub e post intensiva.

    52 ore, questo è bastato agli Alpini per completare i lavori del nuovo ospedale allestito all’interno del padiglione B della Fiera di Bergamo. Il progetto definitivo, approvato non senza intoppi, non sarà un ospedale da campo come inizialmente ipotizzato, ma un vero e proprio pronto soccorso dotato di circa 150 posti letto, tra terapia intensiva, sub intensiva e post intensiva.

    Un lavoro senza sosta che ha permesso ai 140 volontari di portare a termine la posa della pavimentazione e la costruzione delle pareti di cartongesso che daranno forma alle stanze della struttura. Completati i lavori per approntare gli impianti elettrici, le condutture idrauliche e i collegamenti indispensabili, manca solo l’allestimento dei letti e delle attrezzature tecniche, dopodiché l’avvio del nuovo ospedale verosimilmente potrebbe avvenire già con l’inizio della prossima settimana, dando così un supporto indispensabile per alleggerire il carico delle strutture ospedaliere bergamasche, messe in ginocchio dall’emergenza Covid 19.

    Ne è convinto Sergio Rizzini, direttore sanitario dell’Associazione Nazionale Alpini, che sta coordinando le squadre al lavoro da martedì a pieno ritmo: “Lavoriamo a ciclo continuo 24 ore al giorno e contiamo di farcela”, ha spiegato in un’intervista rilasciata a Il Giornale.

    Originariamente il progetto prevedeva la realizzazione di un ospedale da campo ospitato all’interno di una tensostruttura, ma è stato successivamente modificato in corso d’opera per rispondere all’esigenza di accogliere i malati con un livello di gravità elevato. Per questa ragione dagli oltre 200 posti previsti inizialmente si è scesi a circa 150, di cui un 20 % destinati alla terapia intensiva, il 30% a quella sub intensiva e il rimanente 50% dedicati ai pazienti in via di stabilizzazione che necessitano comunque di ossigeno. Rizzini non esclude che si possa anche potenziare la terapia intensiva, ma questa possibilità resta molto vincolata al reperimento di personale sufficiente.

    Per il momento al lavoro nel nuovo pronto soccorso ci sarà una squadra composta da un centinaio di persone, tra cui una trentina di medici e circa 70 tra infermieri e tecnici. Tra loro alcuni alpini, medici del San Giovanni XXIII di Bergamo e un supporto sanitario proveniente dalla Russia, che opereranno 24 ore su 24 organizzati su tre turni.

    Obiettivo del progetto, spiega Rizzini, è innanzitutto rispondere all’emergenza del territorio potenziando la capacità di accoglienza dei pazienti che non saranno più inviati dall’ospedale – come ipotizzato nella fase iniziale – ma arriveranno direttamente dal loro domicilio con l’aggravarsi dei sintomi della malattia. Non solo, parallelamente si lavorerà per contenere al massimo il contagio del personale sanitario in prima linea nell’emergenza, risorsa indispensabile da tutelare per evitare di compromettere ulteriormente il funzionamento di tutto il sistema sanitario. Per questa ragione la struttura allestita in fiera è stata studiata nei minimi dettagli ideando dei percorsi ben delineati tra le diverse aree, suddivise da zone di decontaminazione, vestizione e svestizione.

    Il comparto sanità dell’Ana non è nuovo alle emergenze e può contare su due ospedali da campo, di cui il maggiore è la più grande struttura campale in ambito civile in tutta Europa. Operativi da oltre 35 anni, gli Alpini hanno maturato sul campo una solida esperienza nella gestione delle situazioni di crisi, che li ha visti in prima linea durante numerose missioni sia su suolo nazionale che estero, tra cui il terremoto in centro Italia del 1997, l’intervento durante la crisi dei Balcani e quello portato a termine in Giordania in supporto dei profughi siriani. Sempre secondo il motto “hoc opus, hic labor”.

    Micol Mulè

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