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    Elezioni regionali lombarde: intervista a Letizia Caccavale

    Elezioni regionali lombarde: intervista a Letizia Caccavale
    Classe ’86, sposata e madre di due figlie, dal 2018 ricopre il ruolo di presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia. È responsabile di Azzurro Donna per la provincia di Monza e Brianza, nonché membro del Consiglio di gestione della Reggia di Monza e del direttivo di Alumni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Una passione per la politica nata tra i banchi del liceo, approfondita nel corso degli anni per poi consolidarsi in un impegno concreto “con le famiglie, al fianco delle donne” con iniziative coraggiose, come insegna Armida Barelli.
    Dal 2018 Presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia, ricopre inoltre anche il ruolo di responsabile di Azzurro Donna per la provincia di Monza e Brianza. Dove ha origine il suo impegno in politica?
    Ho sempre avuto una grande passione per la politica che ho ereditato da mio papà, per tanti anni impegnato sia a livello locale nel Comune di Bollate che nel provinciale a Milano. Un esempio di impegno vissuto sempre con il sorriso, nonostante le difficoltà di conciliare il lavoro di manager e l’attività politica. Ho cominciato a muovere i primi passi al liceo come rappresentante d’istituto, per poi proseguire in Università. Contestualmente al conseguimento della laurea in Scienze Politiche mi è stata proposta un’esperienza a Bruxelles come collaboratrice al Parlamento Europeo nello staff della Vicepresidenza dove ho lavorato insieme all’On. Mario Mauro, che è stata per me particolarmente arricchente e formativa. Seguendolo tra Bruxelles e Strasburgo ho avuto modo di entrare nel cuore dell’attività del Parlamento ed imparare tantissimo. Il primo impegno nasce quindi in Forza Italia all’interno del Partito Popolare Europeo, poi proseguito sul territorio brianzolo insieme al gruppo di Forza Italia di Monza e Brianza che ho incontrato dieci anni fa quando mi sono trasferita a Monza, dove vivo con mio marito e le nostre due bambine.
    Veniamo all’oggi con la candidatura alle prossime elezioni regionali nelle file di Forza Italia. Perché questa scelta?
    Vivo e condivido quest’esperienza politica con una compagnia di persone amiche e questo per me è determinante. Così quando mi è stato chiesto di candidarmi alle elezioni regionali nella lista di Forza Italia mi sono confrontata ed ho deciso di mettermi a disposizione proseguendo il percorso già avviato all’interno delle istituzioni, che mi ha vista presidente del Consiglio per le Pari Opportunità di Regione Lombardia negli ultimi cinque anni. Non nego che mi siano arrivate richieste anche da altri partiti oggi in ascesa, ma ho scelto ancora Forza Italia in maniera coerente e convinta perché credo che questo impegno portato avanti insieme a degli amici sia più importante di una scelta opportunistica, nonostante le difficoltà. Negli anni si è creata una rete e un’amicizia con alcuni amministratori locali di Forza Italia sul territorio grazie alla quale ci facciamo compagnia e ci supportiamo.
    Nel suo ruolo di Presidente del Consiglio per le Pari Opportunità ha promosso numerose iniziative sul territorio su diverse tematiche: conciliazione famiglia – lavoro, occupazione femminile, medicina di genere e malattie invalidanti (come l’endometriosi), disturbi dell’alimentazione e borderline, violenza sulle donne, promozione delle materie STEM e sport e giovani. Quali sono le potenzialità della Lombardia su questi temi sui quali si è confrontata?
    La Lombardia è una regione virtuosa dove trovo già tanto di utile su tutti questi temi, ma credo che si possa e si debba fare di più. Il Consiglio per le Pari Opportunità è un organismo consultivo che ha il compito di valutare che nei progetti di legge non ci siano discriminazioni di alcun tipo e nel mio ruolo avrei anche potuto limitarmi esclusivamente a quello. Invece ho scoperto c’era un potenziale enorme che ho voluto mettere a frutto sulla parte di promozione della cultura di parità, tenendo al centro il tema della famiglia. Faccio un esempio partendo da un fatto di attualità, di recente la Giunta regionale ha approvato una delibera che istituisce una task force per arrivare a creare una rete lombarda dei centri per l’informazione, l’educazione, la diagnosi precoce, l’inquadramento e il trattamento dell’endometriosi, patologia che colpisce 3 milioni di donne in Italia di cui 160mila in Lombardia. Come Consiglio per le Pari Opportunità lo scorso marzo abbiamo portato in Regione un seminario su questo tema con le associazioni di pazienti e medici dal quale è emersa la necessità per le pazienti di essere ascoltate e di avere dei riferimenti di centri specializzati dove poter essere curate in modo adeguato. Il gruppo di Forza Italia ha poi promosso una mozione alla Giunta per chiedere di realizzare iniziative di informazione, avere maggiori strumenti di comunicazione, un’adeguata formazione dei medici di medicina generale e potenziare la rete dei centri di riferimento. Vedere oggi questo passo in avanti, grazie anche all’azione di sensibilizzazione promossa come Consiglio per le Pari Opportunità, è per me importantissimo perché concretizza il desiderio delle pazienti che abbiamo incontrato. Abbiamo lavorato molto anche sul tema dei disturbi dell’alimentazione e borderline. I dati sui disturbi alimentari al femminile sono allarmanti: il 90% delle vittime di anoressia e bulimia sono donne e sempre più giovani. Da qui l’idea di intervenire nelle scuole con il progetto “Peso positivo” per informare che non si è soli e che esistono strumenti di aiuto per chi ne soffre e per le loro famiglie. Ho voluto valorizzare e collaborare in particolare con associazioni ed enti la cui progettualità è mossa dall’aspirazione al desiderio di bellezza dell’uomo, scoprendo una rete costituita anche da case di accoglienza che con gli ospedali sostengono queste persone particolarmente fragili.
    Lei ha istituito il premio “Parità Virtuosa” che premia le realtà lombarde tra aziende, associazioni e sindacati che sostengono i dipendenti nella conciliazione vita-lavoro. La Lombardia è nota come motore economico del Paese, una terra ricca di opportunità eppure vive la contraddizione tra le opportunità offerte e l’effettiva possibilità di conciliare famiglia e lavoro, pensiamo ad esempio al boom di dimissioni volontarie nell’anno della pandemia. Quali azioni andrebbero intraprese?
    Per storia personale ho vissuto una discriminazione per maternità e da quell’esperienza è nato il desiderio che il mio impegno in politica potesse essere utile a più persone vittime di questo tipo di discriminazione, che poi ho scoperto essere tantissime perché anche i dati regionali seguono l’andamento nazionale. Siamo partiti quindi da un’iniziativa che potesse raccontare le best practices di chi al contrario valorizza le famiglie sul luogo di lavoro, e quindi la genitorialità, ma anche il lavoro di cura verso i disabili e verso gli anziani, con azioni molto concrete di welfare come i bonus nascita o i congedi parentali aggiuntivi retribuiti. Lo spunto per l’istituzione del premio “Parità Virtuosa” è arrivato grazie all’incontro con l’associazione di categoria Manageritalia promotrice dell’iniziativa “Fiocco in azienda”, un programma che prevede una serie di azioni concrete per sostenere genitori e aziende ad affrontare serenamente la maternità e facilitare il rientro in azienda delle mamme, rivolto a tutti i dipendenti senza alcuna distinzione di livello ed inquadramento aziendale. A quel punto ho iniziato ad interrogare le altre realtà per scoprire chi altri mettesse in campo azioni concrete a sostegno della famiglia. Nell’arco delle quattro edizioni del premio “Parità Virtuosa” ne abbiamo scoperte 200, tra piccole, medie, grandi e – novità di quest’anno – micro imprese, associazioni di categoria e sindacati, ognuna con azioni bellissime che meritano di essere riconosciute e valorizzate. Cosa può fare l’istituzione per queste realtà? È la domanda che ho posto loro, ricevendo come risposta la richiesta di poter essere tenuti in considerazione nelle premialità dei bandi regionali e così ogni anno affido alla Giunta il pacchetto di azioni virtuose emerse attraverso il premio. Credo che la politica debba mettere a terra misure di welfare per le famiglie che prendano spunto dalle azioni che queste realtà già mettono in atto, oltre a dare loro accesso a degli sgravi fiscali.
    Sulla base della sua esperienza maturata a capo del Consiglio per le Pari Opportunità, quali sono le priorità da mettere al centro dell’azione politica?
    Io vedo sicuramente come priorità la famiglia, perché siamo un Paese che non ha natalità e che ha ancora un basso tasso di occupazione femminile. Occorre lavorare in modo serio sul tema della donna nel mondo del lavoro perché i dati ci restituiscono una fotografia allarmante sulle dimissioni volontarie per maternità e per l’impossibilità di conciliare famiglia e lavoro, ritengo però che il macro tema da affrontare sia proprio la famiglia e le azioni a suo supporto. C’è poi la questione del divario salariale sulla quale ho promosso insieme al Consiglio Pari Opportunità un tavolo di lavoro regionale bipartisan per approfondire il tema e tutti quegli elementi che ancora oggi concorrono a crearlo.
    Con le famiglie, al fianco delle donne. Uno slogan che racchiude l’impegno già profuso e quello che intenderàportare avanti. Su quali altri temi intende poi concentrarsi in modo particolare?
    Un tema a me caro è quello della libertà di educazione, con un’attenzione continua alla misura di Regione Lombardia sulla Dote Scuola, possibilmente implementandone la dotazione economica, che consente alle famiglie di poter scegliere liberamente in quali strutture educare i propri figli e il sostegno alle scuole paritarie perché possano proseguire il loro servizio educativo che rappresenta anche un risparmio per lo Stato. Poi sport e giovani, sostenendo le realtà sportive del territorio che portano avanti una missione educativa e culturale fondamentale.
    “Impossibile. Allora si farà!”, Armida Barelli protagonista di una mostra in Regione. Cosa dice oggi la sua testimonianza?
    Credo sia una grande testimonianza di coraggio. Il motore di Armida era la sua fede e, da cattolica impegnata in politica, non posso che prenderla come esempio. Donna carismatica, ha saputo trascinare moltissime giovani coinvolgendole nella vita politica, sociale e culturale dell’epoca senza mai darsi per vinta nemmeno davanti alle grandi sfide che si sono presentate lungo il suo cammino – e che pur la spaventavano – perché certa di essere strumento nelle mani di un Altro. Una consapevolezza racchiusa nel motto “Impossibile, allora si farà!”, che ci restituisce un messaggio di speranza nel quale mi ritrovo. Come presidente del Consiglio per le Pari Opportunità mi sono fatta promotrice della mostra sulla sua figura per testimoniare come l’istituzione debba continuare ad essere garante della libertà dell’uomo di mettersi in gioco per intraprendere azioni coraggiose, proprio come ha fatto Armida Barelli. Ecco perché ho voluto che fosse inaugurata,tra le altre tappe – tra cui il Meeting di Riminianche e soprattutto in Regione Lombardia.
    Micol Mulè

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