Riforma fiscale, al via la revisione di Irpef, Ires e crediti d’imposta
Riforma fiscale, ecco la “sforbiciata” che riguarderà i redditi delle persone fisiche, delle società e il complesso sistema delle detrazioni.
Si partirà con tre aliquote Irpef per poi arrivare a un sistema duale con la flat tax. Per le imprese l’obiettivo è invece quello di reindirizzare gli utili verso gli investimenti produttivi e nel lavoro. Una riforma strutturale che il viceministro all’Economia, Maurizio Leo, ha promesso entro la metà del mese.
La riforma dell’Irpef
Lo scorso anno il Governo Draghi aveva ridotto gli scaglioni da cinque a quattro per appianare le divisioni della principale imposta dello Stato, che oggi garantisce un gettito di circa 205 miliardi sui circa 550 di entrate tributarie.
Con il Governo di Centrodestra era praticamente scontato che il nuovo Esecutivo avrebbe da subito messo mano al sistema di tassazione, e detto fatto, è stata già varata la delega per giungere a tre aliquote, per arrivare gradatamente e senza compromettere l’equilibrio dei conti alla tanto auspicata tassa piatta. “Avvieremo un processo di riduzione del carico fiscale” ha dichiarato soddisfatto il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Conti alla mano, i costi dell’intervento variano tra 6 e 10 miliardi se si andrà nella direzione dell’accorpamento delle aliquote centrali, sostituendo quelle oggi rispettivamente al 25% e 35%, a una percentuale del prelievo al 27 o al 28%.
Il tema delle detrazioni
Per trovare le risorse necessarie sarà indispensabile mettere mano al complesso sistema delle detrazioni, a partire dalle cosiddette “tax expenditure”, ovvero l’insieme di deduzioni e detrazioni che a diverso titolo tagliano il conto dei cittadini verso il fisco, 626 voci (160 in più rispetto al 2017) che per Leo “cubano 156 miliardi” e per la Commissione nel 2023 ammonteranno a circa 83 miliardi, il 4,2 per cento del Pil (da 47,8 miliardi nel 2017, il 2,7 per cento del prodotto).
Secondo quanto auspicato, le detrazioni dovranno andare a premiare maggiormente i redditi più bassi facendo leva in particolare sulle detrazioni da lavoro.
Un ruolo fondamentale lo giocherà poi il quoziente familiare, ovvero un moltiplicatore che tiene conto della numerosità della famiglia, fino alla no tax area e alle decontibuzioni per baby sitter, badanti e spese sanitarie.
Lo sconto Ires per le imprese che investono
La riforma dell’Ires sarà pensata di concerto con quella internazionale della Globam minimum tax, ovvero il dispositivo studiato dall’Ocse che dal 2024 consente allo Stato della casamadre di una multinazionale di portare al 15% l’imposizione sui suoi profitti, qualora vengano registrati in un paradiso fiscale. L’aliquota al 24% potrebbe così scendere, tenendo conto anche dei reinvestimenti produttivi, specie nell’industria 4.0, o nell’assunzione di persone in difficoltà.
C’è poi il tema dell’allargamento della cedolare secca che riguarda le abitazioni civili e i negozi.
Analogamente a quanto dovrebbe avvenire per l’Irpef, la misura sarà finanziata dalla rivisitazione dei meccanismi dei crediti d’imposta.
Andrea Valsecchi