Volkswagen verso gli Usa nella produzione di batterie?
Volkswagen e Mercedes tentate dal piano americano per la produzione delle batterie. Pesano i 10 miliardi dell’Ira di Biden. Parola a Schmall.
L’antefatto sta ad oltre un anno fa, quando il cancelliere Scholz e dei ceo di Volkswagen e Mercedes-Benz erano volati in Canada per siglare un accordo sulle forniture di materie prime per le batterie, complice l’imminente transizione “green” che le due case automobilistiche stanno attuando, ma sullo sfondo vi era la mossa di mettere piede oltreoceano, con una sede a PowerCo, grazie agli incentivi promessi dal governo di Ottawa che facevano gola un po’ a tutti. Di conseguenza, si sarebbe aperta l’opportunità – paventata anche dal Financial Times – della possibilità per i due colossi tedeschi dell’automobile, di aprire un impianto anche negli USA, dopo aver dato vita ad una nuova fabbrica nell’est Europa. Sul piatto, poi, dovrebbero esserci i 10 miliardi di euro di incentivi che potrebbero arrivare dall’Inflation reduction act (IRA), la legge green voluta da Joe Biden e che mette in severa competizione l’ecosistema industriale americano con quello europeo, per rispondere soprattutto alla sfida della concorrenza cinese.
Come detto, però, ora il tema potrebbe essere determinante per suscitare una risposta da parte dell’Europa. Con i forti incentivi messi sul piatto, infatti, altri colossi dell’automobile potrebbero essere attratti dalla nuova sfida americana, e trasferire gli stabilimenti sul suolo a stelle e strisce. La risposta di Bruxelles, infatti, non è tardata ad arrivare: la Commissione europea la prossima settimana dovrebbe pubblicare il cosiddetto Net Zero Industry Act per l’energia a emissioni zero – a maggior ragione dopo la bocciatura del programma green targato 2035 della scorsa settimana.
Intanto, da Volkswagen fanno sapere che la partita con il governo di Joe Biden e dei vari governatori in competizione per attrarre i capitali dei colossi dell’automobile non è ancora chiusa, ma è stato ribadito dai vertici del marchio tedesco che la controproposta europea dovrà essere notevolmente più allettante per spingere ad una eventuale retromarcia, che oggi parrebbe assai difficile. Lo stesso Schmall, infatti, ha precisato che l’Europa potrebbe perdere «la corsa ai miliardi di investimenti che saranno decisi nei prossimi mesi e anni», viste le condizioni offerte dall’IRA, sottolineando in un post comparso su Linkedin la scorsa settimana che «la batteria rappresenta circa il 40% del valore aggiunto delle auto elettriche. Oggi, il business delle batterie è guidato da società asiatiche. E mentre gli Stati Uniti recuperano terreno grazie all’Inflation Reduction Act, l’Europa è sempre più in ritardo».
Il Ceo di Volkswagen ha poi concluso tenendo a precisare quali dovrebbero essere, dal suo punto di vista i punti chiave per offrire in Europa condizioni competitive:
«1. Un programma di aiuti di stato pubblico rivisto, all’altezza della Cina e del Nord America: semplice e potente.
2. Una forte strategia per le materie prime, che definiscono l’80% dei costi delle celle. Catene di approvvigionamento resilienti sono vitali per la competitività.
3. Energia verde a prezzi totali competitivi inferiori a 7 cent/kwh.
4. Una forte attenzione al settore delle apparecchiature per la produzione di celle. Sviluppare le conoscenze in questa tecnologia chiave è fondamentale».
«Soprattutto, abbiamo bisogno di velocità. L’IRA è in vigore e sta già producendo risultati. La Volkswagen costruirà le sue prime due gigafabbriche a Salzgitter e Valencia. Ma vediamo anche che stiamo facendo progressi molto più rapidi in altre regioni, in particolare nella regione nordamericana. Nei prossimi giorni, mesi e anni verranno prese importanti decisioni sulla localizzazione». O sulla delocalizzazione, a seconda dei punti di vista.