SPESA DELLE FAMIGLIE, CROLLO NEL 2022
Il Nord ancora in netto vantaggio rispetto al Sud. Friuli Venezia Giulia al primo posto, Campania all’ultimo. Ed il dato, nei primi mesi del 2023 non sembra migliorare.
Il 2022 ha fatto segnare un drastico crollo nella spesa delle famiglie. Il carrello si è rivelato quasi vuoto su tutti i principali capitoli di spesa del quotidiano. Secondo l’analisi di Termometro, che sarà presentata il 15 marzo in un convegno a Roma ospitato al Senato, l’impoverimento della capacità per gli italiani nel sostenere le spese riguarda 6 diversi ambiti: abitazione, mobilità, salute, alimentazione, istruzione, cultura e tempo libero. “L’indice italiano di quest’anno – spiega l’associazione – è pari a 45,2, il più basso di sempre da quando l’indagine viene svolta, dal 2018”. Il 37% delle famiglie, infatti, ha avuto problemi rispetto all’acquisto di cibo e per la metà di queste è stato difficile coprire tutte le spese riguardanti l’abitazione. Negli altri capitoli, si è registrata una difficoltà per il 43% nell’approvvigionamento delle spese legate alla salute; il 40% per la mobilità; il 37% per cultura e tempo libero e il 26% per l’istruzione. Di contro, solo il 18% delle famiglie non ha avuto problemi riguardo le spese legate all’alimentazione, ovvero 10 punti in meno rispetto al 2021, segno che le difficoltà legate ai rincari dell’ultimo anno hanno impattato maggiormente di quanto non fosse riuscita la crisi legata al Coronavirus. Allo stesso tempo, si registra un altro dato allarmante: le famiglie in stato di povertà e che hanno riscontrato problemi in tutti i capitoli menzionati sono raddoppiate, passando al 9% rispetto al 5% di quasi due anni fa.
Il divario tra nord e sud inoltre è un discorso ormai scontato, ma è da segnalare un leggero riavvicinamento nell’ultimo anno. Detto questo, comunque, la maglia nera va alla Campania, seguita dalla Puglia, dall’Umbria e dall’Abruzzo. Le regioni in cui si riesce meglio ad affrontare la spesa restano quelle settentrionali, dove il valore è sopra la media in Friuli, Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte.
Sempre in termini “ordinari” è poi il dato urbano, con le città che riescono ad affrontare meglio la crisi rispetto alle aree urbane.
“Paragonando le tipologie di nuclei familiari, si conferma una maggior agilità nella gestione delle spese fra le famiglie in cui entrambi i partner sono laureati (indice pari a 48,6) rispetto a quelle in cui non lo sono (41,2) – spiega l’associazione dei consumatori – La situazione appare più agevole per chi vive da solo rispetto alle famiglie numerose, all’aumentare dei componenti della famiglia, il valore dell’indice diminuisce (e quindi aumentano le difficoltà)”.
Ora non resta che attendere il dato per il 2023, che comunque non si annuncia un anno migliore del 2022, tastando il polso dello scenario al primo trimestre del nuovo anno, ma con la speranza che si possa solo migliorare.
Andrea Valsecchi