Crédit Suisse, Ubs ha fatto l’affare della vita?
Domenica sera il governo svizzero ha annunciato l’accordo per il salvataggio e l’acquisizione di Credit Suisse da parte di UBS, la prima banca svizzera e principale concorrente di Credit Suisse. L’accordo valso 3 miliardi di franchi svizzeri rappresenta un episodio abbastanza storico, anche perché grazie l’acquisizione si creerà uno dei maggiori poli finanziari in Europa. In questi giorni varie discussioni mettono a tema il fatto che Ubs abbia fatto l’“affare del secolo” o meno.
L’altro ieri Ubs ha ufficializzato l’acquisto di Credit Suisse per 3,25 miliardi di dollari (circa lo stesso valore in euro). Le azioni di Credit Suisse hanno perso circa il 74% del loro valore nell’ultimo anno e prima dell’acquisizione l’istituto aveva una valutazione di mercato di 8 miliardi di dollari, segni di un crollo che ha messo in allarme tutto il settore bancario per le possibili ripercussioni.
Con l’acquisizione, supportata dalla Banca centrale svizzera e vincolata a tutta una serie di “garanzie”, Ubs si fa carico delle perdite e dei problemi dell’istituto svizzero che fino a qualche giorno fa rischiava il fallimento. Ma “in cambio” Ubs ha ottenuto appunto diverse misure a sostegno del salvataggio, tra cui 100 miliardi di liquidità extra da parte della Banca nazionale svizzera, 9 miliardi di garanzie pubbliche a copertura di esuberi, cause legali e minusvalenze da cessioni, oltre a uno schermo sulle cause legali e la possibilità di derogare alle norme che prevedono sei settimane di tempo ai soci per avallare transazioni di questo genere. Tutto questo ha portato molti analisti in questi giorni a chiedersi se la “mossa” di Ubs, date le dimensioni, sia stata un’operazione lungimirante o più che altro un rischio.
Nel 2022 Ubs ha realizzato profitti per 7,6 miliardi di dollari, mentre Credit Suisse ha registrato la sua perdita più grande dalla crisi finanziaria del 2008, pari a 7,3 miliardi di dollari, di fatto erodendo i guadagni di un decennio. L’accordo consente quindi innanzitutto a Ubs di consolidare la sua posizione di leader nella gestione dei patrimoni. Con l’acquisizione di Credit Suisse, un altro istituto comunque molto attivo nel settore, Ubs arriverà a gestire miliardi di dollari di investimenti a livello globale, con attività diffuse tra Stati Uniti, Europa, Asia e Medio Oriente.
Tra gli aspetti notevoli dell’accordo c’è anche il fatto di unire due istituti storicamente rivali nel mondo bancario. Sia Credit Suisse che UBS sono due banche svizzere storiche, entrambe con oltre 160 anni di storia e specializzate nella gestione dei patrimoni privati e istituzionali. Ma se dopo la crisi finanziaria del 2008 Ubsha messo in atto un profondo piano di ristrutturazione, che ha portato alla perdita del lavoro per migliaia di dipendenti, con l’obiettivo di ridurre i costi e allo stesso tempo ha apportato grossi cambiamenti strategici nel business, negli ultimi anni le strategie e le decisioni in seno a Crédit Suisse hanno portato esiti molto meno positivi, come hanno dimostrato i recenti avvenimenti.
Tra gli altri, Davide Serra, CEO di Algebris, ha così commentato il salvataggio di Credit Suisse da parte di Ubs: “Ubs ha fatto l’affare della vita: mai nella storia una banca ha aumentato il proprio Nav (Net Asset Value) del 70% in una notte. Questo sarà molto positivo per tutti gli stakeholder di Ubs”. Naturalmente solo il tempo e le prossime evoluzioni del mercato saranno in grado di confermare o di smentire queste affermazioni.
Pietro Broccanello