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    Medvedev: un arresto di Putin in Germania equivale a una dichiarazione di guerra

    Medvedev minaccia la Germania se Berlino eseguisse il mandato di arresto della Cpi contro Putin
    Dmitry Medvedev, vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, ha dichiarato ad alcuni media russi che nel caso in cui Berlino decidesse di attuare la decisione della Corte penale internazionale (Cpi) in merito al mandato di arresto contro Putin, questo vorrebbe dire dichiarare guerra alla Federazione Russa. Per Medvedev se “il capo in carica di uno Stato nucleare arriva, diciamo, in un territorio della Germania e viene arrestato”, la conseguenza sarebbe uno scontro militare in quanto Mosca userebbe tutti i suoi mezzi per colpire alcune istituzioni come “il Bundestag, l’ufficio del cancelliere, etc”.
    A scatenare le accuse di Medvedev sarebbe stato Marco Buschmann, ministro della Giustizia tedesco, il quale nei giorni scorsi ha dichiarato alla Bild che la Germania sarebbe obbligata ad arrestare Putin qualora entrasse nel territorio tedesco e a consegnarlo alla Cpi. Buschmann, infatti, si aspetta che la Corte penale internazionale si rivolga all’Interpol e agli Stati per dare seguito al mandato di arresto emesso contro il presidente russo.
    Medvedev è forse l’esempio più lampante del complesso di accerchiamento e del vittimismo complottista che attanaglia l’élite del Cremlino. L’ex primo ministro della Federazione Russa è sicuro che l’Occidente interferirà nelle elezioni presidenziali del 2024, “come hanno sempre interferito”, secondo quanto ha dichiarato lo stesso Medvedev in un’intervista a Ria Novosti. Il sodale di Putin dimentica (opportunamente) della famosa ‘fabbrica di troll’ fuori San Pietroburgo che, secondo un’indagine del dipartimento di Giustizia statunitense, interferì con la campagna elettorale americana del 2016.
    Questa settimana Putin ha celebrato la visita del suo “caro amico” Xi Jinping a Mosca. Un’occasione in cui si è parlato anche di pace in Ucraina e del piano in dodici punti di Pechino, senza tuttavia che si stato compiuto un passo concreto in tale direzione. Appena Xi è ripartito, Medvedev è tornato a sottolineare uno dei concetti preferiti di Putin: l’Ucraina fa parte della Russia. Per il vicepresidente del Consiglio di sicurezza russo, “per motivi geopolitici e storici” i russi hanno “a lungo sopportato il fatto di vivere in appartamenti diversi” con gli ucraini e ha parlato di “confini fittizi” in quanto i territori di Kiev “hanno sempre fatto parte […] dell’Impero russo”. Una ragione che sarebbe sufficiente a giustificare la guerra d’aggressione scatenata dalla Russia ai danni dell’Ucraina e che allontana qualsiasi possibilità di dialogo.

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