Pensioni: nel 2050 non ci sarà spazio per tutti
Il Paese invecchia, le nascite calano, e di conseguenza la torta sta finendo e presto qualcuno resterà a bocca asciutta. È questa la fotografia pubblicata dall’ultimo Osservatorio Long term care, ma niente panico: ciò che importa è prenderne consapevolezza. E intervenire.
Stime non troppo confortanti quelle in tema pensioni. Secondo la proiezione demografica l’ultimo Osservatorio Long term care del Cergas Sda Bocconi (la quinta edizione, in collaborazione con Essity Italia, è stata pubblicata a febbraio), nel 2050 saranno 5,4 milioni gli anziani non autosufficienti. Fra meno di trent’anni, sostanzialmente, la contribuzione di Stato potrà tristemente apprestarsi ad essere, a poco a poco, un ricordo dei “vecchi tempi”. Senza troppo voler infierire, però, lo stesso studio ha evidenziato come fra sette anni, nel 2030, già per oltre 4 milioni di potenziali beneficiari non ci saranno fondi per l’erogazione della pensione. C’è tempo? Nì. Se pensiamo che il 2030 è sostanzialmente dietro l’angolo occorre intervenire il prima possibile. Ed è proprio per questo che la platea delle misure più incisive della legge delega per la riforma dei servizi agli anziani, che secondo Palazzo Chigi sarà attuata entro gennaio 2024, sarà proprio quella dei prossimi potenziali pensionati. Il Governo è quindi pronto ad invertire la rotta, ma come è evidente, non tutto potrà essere realizzato nell’immediato. «Dalla prossima legge di Bilancio bisogna porsi con concretezza il problema del calo demografico e delle nuove nascite, con misure adeguate», ha sottolineato la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni a margine del Consiglio dei ministri che approvato il Documento di economia e finanza. Lo scenario demografico, dunque, guiderà le scelte di Governo nei prossimi mesi durante i quali si dovrà procedere con l’attuazione della legge delega per gli anziani e con la parallela messa a punto delle misure annunciate per sostenere la natalità, anch’essa in forte calo secondo gli ultimi dati pubblicati.
Come si è arrivati al dato
La stima pubblicata è certamente prudenziale, ed è stata ottenuta ipotizzando che resti stabile l’incidenza della non autosufficienza tra gli anziani con età superiore o uguale a 65 anni, che oggi è pari al 28,4%. Con questi dati, in base alle pubblicazioni dell’Istat secondo l’ultimo rilevamento, l’attuale platea di anziani non autosufficienti si attesterebbe a 3.935.982 individui. Proiettando così la rilevazione con l’attuale incidenza si arriva al dato relativo al 2030 e al 2050. C’è da dire, tuttavia, per completezza, che stante il progressivo invecchiamento della popolazione, il trend potrebbe non essere così proporzionale, ma addirittura aumentare. Gli ultra 65enni, infatti, rappresentano oggi circa il 24% della popolazione, ma stante soprattutto il calo delle nascite, nel 2050 potrebbero essere addirittura il 35% dei cittadini residenti.
Uno scenario non così roseo, insomma, nei confronti del quale, politiche in favore della natalità, e ancor prima, di una concreta spendibilità del titolo di studio sul mercato del lavoro finalizzate a rendere autonomi e indipendenti i giovani – magari avvicinandosi al trend europeo – appaiono più che mai necessarie e fondamentali.
Andrea Valsecchi