Un nuovo rialzo della Bce è inevitabile
La Banca Centrale Europea non ha concluso il suo lavoro e verosimilmente proseguirà con la stretta monetaria nella sua riunione di maggio, con un altro possibile aumento del costo ufficiale del credito, attualmente al 3,50% (3% sui depositi presso la banca centrale). Coi tassi reali ancora negativi, le condizioni finanziarie non ancora sufficientemente restrittive e la core inflation molto elevata, un ulteriore rialzo appare inevitabile. Tra gli analisti c’è chi prevede un rialzo di 50 punti base e chi ipotizzaun aumento più contenuto di 25 punti base a causa degli equilibri politici.
Proseguono i lavori della Bce, che si riunirà nuovamente per il prossimo incontro tra poche settimane, ma a guardare le condizioni attuali sembra che la stretta monetaria già avviata sia destinata a proseguire con misure ancora più rigide. Se infatti l‘inflazione complessiva a livello internazionale sta diminuendo, in parte a causa del calo dei prezzi globali legati all’invasione dell’Ucraina, d’altro canto la core inflation, che riflette la situazione interna dell’Eurozona, rimane elevata e ha addirittura superato il dato totale. La situazione europea è alimentatasoprattutto da fattori quali la spinta dei bilanci pubblici non ancora “frenati” dal patto di stabilità, i risparmi in eccesso e un mercato del lavoro ancora in buona parte robusto.
Le condizioni finanziarie attuali non sembrano in tal sensoabbastanza restrittive, anche considerando i ritardi con cui agisce la politica monetaria, e i tassi ufficiali intorno al 3,5-4% appaiono insufficienti per contrastare l’inflazione core elevata. Un confronto con il 2008, quando l’inflazione salì al 4,1%, suggerisce che i rendimenti dei titoli di Stato dovrebbero essere superiori a quelli attuali. L’andamento dei prestiti rimane vivace, con un incremento annuo del 5,1%, segnalando un rallentamento rispetto al passato, ma restando ancora lontano dalla media di lungo periodo.
Il costo del credito, pur in rialzo, è ai livelli del 2013-14, anni in cui la crescita era relativamente robusta, ma il livello reale dei tassi rimane tuttavia negativo. Inoltre le pressioni sui prezzi non sembrano placarsi, con i salari negoziati che hanno registrato una crescita del 2,9% a fine 2022, un livello record escludendo la fase inflattiva del 2008. Questo rialzo non consente alle famiglie di recuperare il potere d’acquisto perduto, ma rappresenta comunque una fonte di inflazione. La BCE, sulla base della sua storia passata, dedicherà sicuramente molta attenzione a questi indicatori, pur senza intravedere al momento un rischio di spirale prezzi-salari-prezzi.
Alla luce di questi dati sembra inevitabile che la Bce continui la sua politica monetaria restrittiva avviata qualche tempo fa, con previsioni di rialzo dei tassi che vanno dai 50 ai 25 punti base.Sarà fondamentale capire quanto le decisioni della BCE siano guidate da un’analisi economica e quanto invece siano influenzate dagli equilibri non necessariamente coerenti con le reali necessità dell’economia. In un contesto di incertezza e di ritardi nell’azione della politica economica, una “forward guidance” potrebbe risultare più utile rispetto a un approccio “riunione dopo riunione”: ma la BCE ha già da tempo fatto scelte diverse che rendono ora più difficile prevedere il percorso della politica monetaria futura.
Pietro Broccanello