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    Nuovo regolamento imballaggi, un freno all’innovazione

    Nuovo regolamento imballaggi, un freno all’innovazione
    L’allarme dell’europarlamentare FI-PPE Massimiliano Salini: “Il dietro-front della Commissione sul riciclo rischia di bruciare milioni di investimenti e compromettere l’economia circolare. L’Italia modello europeo, centrati con sei anni d’anticipo gli obiettivi.
    La proposta avanzata dalla Commissione europea sul nuovo regolamento imballaggi rischia di vanificare milioni di investimenti e nello stesso tempo compromettere l’economia circolare. A lanciare l’allarme è l’europarlamentare di Forza Italia – Ppe Massimiliano Salini, intervenuto nei giorni scorsi a Bruxelles durante il dibattito in Commissione Ambiente del Parlamento europeo.
    Con la revisione della direttiva sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio, il nuovo regolamento mira a prevenire la produzione di rifiuti di imballaggio riducendone la quantità, rendendo riciclabili tutti gli imballaggi sul mercato dell’UE entro il 2030 e riducendo la necessità di risorse naturali primarie aumentando l’uso di plastica riciclata. Tra le proposte, illustrate dalla relatrice Frédérique Ries,l’introduzione di condizioni più rigorose per immettere sul mercato borse di plastica molto leggere, l’estensione dell’obbligo di contenuto di riciclato anche ad altri materiali da imballaggio diversi dalla plastica, una graduale riduzione dei rifiuti di imballaggi in plastica pro capite (-10% entro il 2030, -15% entro il 2035 e -20% entro il 2040) e, non ultima, la revisione della norma europea EN 13432 per definire i requisiti di biodegradabilità e compostabilità.
    Il documento, secondo l’europarlamentare, rivelerebbe un atteggiamento miope da parte della Commissione: “Di fronte al mancato raggiungimento in UE dei target dell’attuale direttiva – osserva Salini -, invece di studiare le best practices di Paesi come l’Italia, che grazie alla capacità innovativa delle imprese e a un sistema virtuoso di economia circolare, ha centrato con sei anni d’anticipo gli obiettivi, l’esecutivo europeo ha deciso improvvisamente di cambiare modello, puntando sul riuso senza una valutazione credibile, né economica, né ambientale”.
    Ma la critica, oltre che nel merito, va anche nel metodo: “Abbandonare lo schema legislativo della direttiva a favore di uno strumento normativo fortemente impositivo come il regolamento, riduce gli spazi di scelta dei Paesi membri e viola il principio di sussidiarietà”, sottolinea Salini precisando che il PPE ha presentato alla Commissione numerosi emendamenti per poter giungere a modifiche sostanziali della proposta che viene definita “disancorata dalla realtà” e in contrasto con l’innovazione. Aggiunge Salini: “Non prende a modello chi sa innovare con successo nel riciclo e decide di fare prevalere il riuso con un approccio ideologico, accumulando pagine di dati sugli effetti negativi della mancata diffusione del riciclo in Europa, tralasciando completamente i benefici apportati dallo stesso riciclo grazie alle eccezionali innovazioni introdotte dagli Stati membri che corrono”.
    Tra questi l’Italia che risulta essere uno dei Paesi più performanti in Europa, con punte del 73% di riciclo raggiunte nel 2021: “Invece di studiare queste buone pratiche, l’esecutivo Ue indebolisce la corsa verso il riciclo e vira improvvisamente, senza analisi credibili, sul riuso, denotando un livello preoccupante di approssimazione – rimarca Salini -. Mancano infatti evidenze sull’efficacia del riuso, che anzi rischia di abbattersi negativamente sull’ambiente, incrementando il consumo di acqua ed energia, indispensabili al lavaggio degli imballaggi”.
    All’orizzonte il rischio di ripetere l’errore fatto sui biocarburanti, prima finanziati per anni dall’Europa per poi decretarne lo stop: “Sono in gioco posti di lavoro, tenuta delle imprese e sostenibilità ambientale – conclude Salini -: alla Commissione chiediamo più coerenza, responsabilità e attenzione ai campioni dell’innovazione”.

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