La testimonianza di Gianbattista Bonardi su come sopravvivere ai tempi del coronavirus e dei continui DPCM.
Nella selva dei decreti governativi, c’è chi cerca di portare avanti il business come Gianbattista Bonardi di Neproma Service srl, un’azienda di Montirone, nel bresciano, che opera da 25 anni nel settore della lavanderia industriale. L’Informatore.info ha raccolto la testimonianza del responsabile, Gianbattista Bonardi.
Cosa è successo al vostro settore?
L’ambito della lavanderie industriali è stato dimenticato dai decreti del governo. Noi facciamo parte del comparto turistico ma di fatto siamo trattati come l’ultima ruota del carro. Lavoriamo con ristoranti, hotel, località montane, città d’arte e soprattutto il lago di Garda.
In particolare la sezione che lavora per il settore alberghiero è completamente ferma, mentre lavoriamo a pieno regime per il settore sanitario. Esiste un terzo versante, quello delle case di riposo, che inizialmente procedeva bene ma ora che si sono moltiplicati i decessi, è diminuito anche il ricavo, soprattutto perché in questo momento nessuna famiglia vuole portare un parente nelle case di riposo vista la crisi attuale.
Quindi state lasciando a casa qualcuno?
Allora, il settore sanitario per noi vale circa il 50% del nostro fatturato quindi stiamo lavorando a metà del nostro potenziale. Abbiamo messo qualcuno in ferie, qualcuno in cassa integrazione ma se va avanti così è inevitabile una riduzione del personale.
Non avete dovuto chiudere per il tipo di servizio che fornite sul versante ospedaliero?
Esattamente. Seguendo le indicazioni della regione, abbiamo chiesto alla prefettura che ci ha confermato la possibilità di continuare a lavorare per strutture sanitarie e case di riposo.
Quali sono le prospettive?
Penso ci sarà una ripresa molto lenta e forse cominceremo a vedere qualcosa dopo agosto. Il problema è che i turisti che trascorrono le ferie al lago di Garda provengono soprattutto dalla Germania, dalla Francia e dall’Olanda, tutte nazioni che hanno cominciato ad affrontare il coronavirus dopo l’Italia, quindi è difficile che verranno a passare l’estate qui da noi.
Però noi non ci disperiamo. Con la crisi del 2008 abbiamo conosciuto una flessione del 20% e la ripresa è durata fino al 2012. Noi ce l’abbiamo fatta perché abbiamo incrementato i servizi sul fronte sanitario facendo anche diversi investimenti.
Mi ritengo comunque fortunato perché sto lavorando al 50%: alcuni miei colleghi sono completamente fermi e ciò di cui hanno maggiormente paura è che alla riapertura i nostri clienti decidano di cambiare fornitore. Questo perché noi lavoriamo a 30/60/90 giorni ma ora tutti i pagamenti sono bloccati perché è tutto fermo. C’è il timore che quando tutto riaprirà, per evitare di pagare questi mesi, i clienti decidano di passare ad altri fornitori. È una situazione strana, ma bisogna sopravvivere in qualche modo.