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    Animali e Coronavirus: tutto quello che c’è da sapere con Gianluca Comazzi

    Gianluca Comazzi, classe ’80, è consigliere e capogruppo di Forza Italia in Regione Lombardia e consigliere comunale del Comune di Milano.

    Attualmente componente della I commissione permanente Programmazione e Bilancio e della commissione speciale Antimafia, Anticorruzione, Trasparenza e Legalità di Regione Lombardia. È Presidente della F.I.B.A., Federazione Italiana Benessere Animale. Con lui abbiamo parlato di animali d’affezione e Coronavirus, per fare chiarezza su diversi aspetti legati alla gestione degli amici a quattrozampe tra decreti, ordinanze e fakenews.

    Nella sua carriera politica ha ricoperto il ruolo di Garante per la tutela degli animali del Comune di Milano e delegato Anci nella consulta sul randagismo di Regione Lombardia, di cosa si è occupato consigliere Comazzi?

    Ai tempi del mandato di Letizia Moratti, parliamo del periodo che va dal 2006 al 2011, ho avuto questa delega incentrata sulla tutela degli animali. In quegli anni abbiamo realizzato tra le tante cose, il progetto più importante cioè il Parco Canile di via Aquila a Milano, una struttura meravigliosa di 35 mila mq dotata di ampie aree nelle vicinanze del parco Forlanini, che ospita otto padiglioni per il ricovero dei cani e un gattile.

    L’emergenza Coronavirus ha aperto alcune questioni importanti soprattutto in ordine alla gestione degli animali domestici. Una su tutte quella legata alle limitazioni degli spostamenti.

    Intanto è molto importante riuscire a fare chiarezza perché c’è stata molta confusione e, visto il numero altissimo di animali domestici che vivono nelle nostre famiglie, è bene dare un po’ di informazioni. Sul tema delle passeggiate è stato chiesto un po’ di sacrificio ai proprietari degli animali perché nelle settimane precedenti si erano verificati, all’interno dei parchi e delle aree cani soprattutto, diversi assembramenti. Per questa ragione l’ordinanza regionale stabilisce che il proprietario del cane che porta fuori l’animale deve rimanere nel perimetro di 200mt. Il principio della norma è quello di responsabilizzare ed evitare che ci siano assembramenti e questo inevitabilmente comporta un sacrificio, sia per il proprietario, che per gli animali che sono abituati ad avere la loro libertà. È molto importante ricordare che tutti gli animali liberi possono essere accuditi – come previsto dal decreto del Governo – questo significa che gli animali ospitati nei canili e nei gattili devono essere accuditi, alimentati e curati. Ogni Associazione e ogni gestore di una struttura rifugio, come i canili e i gattili, deve organizzare il personale dipendente, altrimenti i volontari, per garantire l’assistenza agli animali, ovviamente rispettando le regole sulle distanze ed evitando gli assembramenti.

    Vale anche per chi cura le colonie feline?

    Certamente. Ce ne sono tante distribuite in tutta la Lombardia, solo a Milano ci sono 10mila gatti liberi, di cui si occupano le famose “gattare”, oggi tutor di colonie feline, che provvedono alla loro alimentazione. Questi animali vivono in diverse zone della città e anche per i volontari che se ne prendono cura è possibile, presentendo l’autocertificazione, spostarsi per andarli ad accudire. È molto importante sottolinearlo perché ci sono pervenute numerose domande da parte di persone che quotidianamente svolgono questo servizio e si chiedevano se potessero continuare ad andare a nutrire i gatti, soprattutto nel caso di volontari che devono spostarsi da un Comune all’altro perché seguono più di una colonia felina.

    C’è anche il grosso tema delle persone che si trovano in quarantena o in ospedale, o addirittura decedute, in questi casi cosa succede?

    Ogni Comune ha una sua procedura, però è possibile intanto l’aiuto da parte di persone vicine familiari, amici o volontari, perché si configura uno stato di necessità legato a problemi di salute. Poi se una persona è ricoverata in ospedale e non ha familiari che possono prendersi cura dell’animale domestico, questo può essere ospitato nella struttura di riferimento di quel Comune, oppure – se il paziente è in grado di coordinare la situazione e mettersi in contatto con l’esterno – è possibile che una persona vada ad occuparsi di quell’animale purché munito di autocertificazione perché anche questo rappresenta uno stato di necessità.

    Esistono piani territoriali, a livello regionale o territoriale per gestire queste situazioni o viene demandato alle Associazioni di volontariato? Viene molto demandato al volontariato e alle associazioni oppure ai rapporti diretti delle persone. Poi ogni Comune ha adottato delle procedure, molti hanno l’Uta, l’ufficio tutela animali, che è quello che fa da coordinamento rispetto al tema della gestione degli animali nelle strutture di quel territorio. ATS Veterinaria si è resa disponibile sia sulle colonie feline, perché ha telefonato a tutte le volontarie spiegando che possono andare avanti nella loro attività di cura e inoltre si è occupata della mappatura dei circhi attualmente presenti su territorio lombardo. Questi spettacoli itineranti in questo momento sono fermi e hanno quindi problemi economici e difficoltà a reperire il cibo per gli animali e, visto che gli animali presenti mangiano quantità di carne notevoli– parliamo di decine e decine di kg ogni giorno – Ats sta aiutando, ad esempio, il circo di piazzale Cuoco grazie ad un grossista di carne che ogni giorno rifornisce il circo per alimentare tigri e leoni.

    Un altro tema emerso in questi giorni è stato quello legato al timore del contagio da animale a uomo, in rete è stata anche lanciata la campagna #iononticontagio legata al rischio dell’abbandono. Facciamo chiarezza anche su questo punto?

    C’è stata molta confusione. Ci sono stati virologi che hanno creato allarmismo in televisione con frasi dette in un contesto di grande amplificazione, questo può creare dei fraintendimenti che generano allarmismi con il rischio di far aumentare gli abbandoni. Intanto da un punto di vista numerico si parla di dati assolutamente non rilevanti, perché in questo momento su 1mln e 100mila casi in tutto mondo sono risultati positivi soltanto 4 animali. Sono 2 cani e due gatti, di cui 3 asintomatici e solo il gatto del Belgio ha presentato problemi respiratori. In Italia su 120mila casi circa contagiati, nessun animale domestico è risultato positivo. È importante ricordare che il contagio è sempre avvenuto dall’uomo all’animale e non viceversa. Quindi gli animali non costituiscono assolutamente un pericolo per l’uomo, così come confermato dal Ministero della Salute e anche dall’ ISS. Anche rispetto alla pulizia non bisogna fare eccessi, è sufficiente una salviettina o un po’d’acqua per pulire le zampe quando si rientra in casa.

    Alcune associazioni animaliste hanno fatto scattare l’allarme fornendo numeri – che poi si sono rivelati non attendibili – in aumento sull’abbandono degli animali domestici. Come stanno le cose?

    Onestamente, io che ho il polso del territorio, posso dire che di casi di animali abbandonati a causa del Coronavirus non ne ho visti, né sono stati registrati. Sono in aumento casi di persone da aiutare e casi in cui è necessario prendere in gestione gli animali, questo assolutamente sì.

    In questo periodo di quarantena forzata gli amici a quattrozampe si rivelano una sorta di pet therapy. È così? Assolutamente sì. Pensiamo soprattutto alle persone che sono sole e non hanno famiglia, in questa fase vivere con un cane o con un gatto è altamente terapeutico e aiuta a non sentirsi soli, soprattutto nel caso degli anziani.

    Micol Mulè

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