Confcommercio: aumentano le disuguaglianze fra Nord e Sud
Consumi, demografia, Pil, su ogni fronte il Nord vale tre volte il Sud. Le disuguaglianze aumentano e l’inversione del trend appare sempre più un’utopia. Questa la fotografia del Paese scattata da Confcommercio
“Il divario tra Nord e Sud verrà colmato nel 2000” recitavano i giornali italiani mezzo secolo fa. Tutt’altro. Anche oggi, a distanza di 50 anni da quei titoloni da prima pagina stiamo assistendo ad un ulteriore acuirsi delle disuguaglianze, in termini economici tra meridione e settentrione. Nel 2023 il mezzogiorno “crescerà quasi tre volte meno del Nord” fanno sapere da Confcommercio, e con la Lombardia ancora una volta propulsore d’Italia con una crescita dell’1,7%. All’ultimo posto Calabria e Sardegna con crescita zero. Al secondo posto ci sono Veneto e Valle d’Aosta dove il PIl 2023 è atteso in aumento dell’1,5% e, con una stima del +1,4%, da Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana. Poi si apre la forbice, con la Liguria a quota +1,3%, Friuli Venezia Giulia a +1,2, Abruzzo e Marche a +1,1. Il divario diventa poi man mano più netto con la Puglia (+0,9%), Piemonte (+0,7%), Umbria (+0,6%), Campania (+0,5%), Sicilia, Basilicata e Molise (+0,2%).
Il divario si conferma “anche per i consumi con il Sud a +0,4% e il Nord a +1,2%”. Mentre il Pil fa registrare un +1,4% nell’area del Nord-Ovest e Nord-Est, si ferma a quota 1,2 al Centro, mentre è soltanto dello 0,5 al Sud.
Confcommercio critica soprattutto le scelte progettuali di attuazione del Pnrr, evidenziando che “Chiedere agli di modificare rapidamente questo stato di cose sarebbe ingenuo e assurdo. Ma investimenti e riforme possono aprire la strada a un processo di convergenza, o almeno, e fin da subito, potrebbero arginare la tendenza alla divergenza. Sarebbe sbagliato, allo stesso modo, non riflettere sulle opportunità potenziali di una buona riforma nella direzione di una maggiore autonomia locale differenziata”.
Le ipotesi millantate all’inizio degli anni ’70, inoltre, non hanno trovato compimento neppure sul fronte dell’occupazione. Confcommercio, infatti, fa sapere che “gli occupati al Sud sono meno di quelli di 30 anni fa” e “anche le dinamiche occupazionali evidenziano una maggiore criticità del Sud, unica area che registra, tra il 1996 e il 2023, una perdita di lavoratori e che nel 2023 non riuscirà a recuperare nemmeno i livelli di quasi 30 anni fa: a fronte di una media nazionale del +6,5%, il Mezzogiorno fa segnare un calo dell’1,7% contro il +13,1% del Centro, il +11,6% del Nord-Est e il +6,9% del Nord-Ovest; maglia nera per Calabria (-7,2%) e Campania (-5,2%), migliore performance per Lazio (+19%) e Trentino Alto Adige (+18,7%). Gli effetti di questo calo occupazionale nel Sud si fanno sentire: tra il 1995 e il 2023 il contributo di quest’area al Pil nazionale è diminuito dal 24,1% al 21,7%”.
Stessa sorte per l’andamento dei consumi: mentre la media del Paese registra un incremento dell’1%, il Nord fa registrare un aumento in media dell’1,2%, mentre il Sud è fermo al +0,4.
Inoltre, “a preoccupare maggiormente è il calo demografico: nel 2023 la popolazione italiana si è ridotta di quasi 1 milione di persone rispetto al 2019, di cui oltre la metà solo nel Mezzogiorno. Nel lungo periodo, tra il 1995 e il 2023, solo quest’area ha perso residenti (oltre 900mila) e Molise, Calabria e Basilicata sono le regioni con i maggiori cali percentuali (tra l’11 e il 12%)”.
Andrea Valsecchi