Nuova incriminazione per Trump, ma il Tycoon non teme nessuno
Nuova incriminazione per il Tycoon. L’ex Presidente USA: “Sconfiggerò i comunisti”. E sulla possibile condanna conferma: “Non me ne andrò, stanno cercando di farmi fuori”.
Al via una nuova incriminazione per l’ex Presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Nell’occhio del ciclone ci sono ancora le carte classificate, trovate nella residenza di Mar-a-Lago durante il blitz dello scorso anno. “L’America è andata a dormire con le lacrime agli occhi” ha ribattuto il Tycoon sul suo social media Truth, “Presto, tuttavia, l’America sarà in grado di sorridere, perché avremo sconfitto i marxisti, i fascisti, i comunisti, gli squilibrati e la sinistra radicale. Metteremo di nuovo l’America al primo posto e la renderemo di nuovo grande!”, concludendo con il suo slogan, “Make America great again”. E dopo le prime repliche sono arrivate anche duri attacchi nei confronti dell’attuale numero 1 della Casa Bianca, Joe Biden. Trump ha infatti puntato il dito contro la “sinistra marxista”, accusata di voler usare il Dipartimento di giustizia come un’arma politica, ed accusando il Presidente Biden di essere l’autore di un progetto volto a “spedire in carcere il suo principale oppositore politico, come si faceva nella Russia di Stalin o in Cina”.
Nonostante tutto, però, la campagna di Trump non sembra accusare il colpo delle inchieste giudiziarie, anche dopo che la rosa degli aspiranti candidati repubblicani si è notevolmente ampliata. E questo Trump lo sa e non ha paura di dirlo: “L’unica cosa buona di questa incriminazione è che mi sta facendo salire nei sondaggi” ha infatti ribadito sul palco della Convention repubblicana di Columbus.
L’appuntamento annunciato, ora, resta quello di oggi pomeriggio, quando il Tycoon dovrà comparire davanti ai giudici di Miami per l’inchiesta sui documenti classificati, che lo vede accusato di 37 capi d’imputazione. Ma anche rispetto alla possibilità millantata dalle autorità che si possa propendere per una condanna, l’ex Presidente ha confermato, contro tutto e contro tutti: “Non me ne andrò mai”.
La frase incriminata
Sul piatto, i giudici di Miami si troveranno a dover discutere principalmente di una frase incriminata, che parrebbe smentire quanto sostenuto da Trump da mesi, cioè che lui aveva completato il processo di declassificazione – che è una prerogativa dei presidenti in carica – dei documenti da lui portati via dalla Casa Bianca. “Come presidente avrei potuto declassificarli, ma ora non posso”, si sentirebbe all’interno di un audio, relativamente a dei documenti segreti sulla questione Iran, risalente all’estate del 2021, quando l’ex Presidente ha incontrato un gruppo di ricercatori per il libro che stava scrivendo il suo ex capo dello staff Mark Meadows.
La notizia dell’esistenza della registrazione, e del fatto che fosse stato consegnato ai procuratori federali, era già circolata nei giorni scorsi. Ma dalla trascrizione di una parte di quell’audio, sembra emergere chiaramente che Trump, parlando con questi ricercatori, aveva in mano documenti classificati che continuava a mostrare loro.
Andrea Valsecchi