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    Confcooperative lancia l’allarme sulla carenza di profili professionali

    Confcooperative lancia l’allarme sulla carenza di profili professionali
    La mancanza di profili professionali adatti alle esigenze delle cooperative italiane sta mettendo a dura prova la loro competitività, con un impatto negativo sull’economia complessiva del Paese. Il mismatch tra domanda e offerta di lavoro sta causando una perdita stimata del 1,2% del PIL, pari a 21 miliardi di euro. La situazione riguarda una vasta gamma di settori, dalla sanità al turismo, passando per i trasporti e l’agroalimentare.
    Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, ha sottolineato che una cooperativa su due non riesce a trovare le figure professionali di cui ha bisogno. Attualmente le cooperative italiane impiegano 540 mila persone, ma potrebbero assumerne almeno altre 30 mila se riuscissero a individuare i profili giusti. Il problema riguarda un vasto numero di imprese a prescindere dalle dimensioni (dalle grandi alle piccole e micro) e dal settore.
    La fetta rappresentata da Confcooperative nell’economia italiana è piuttosto ampia, con il 30% della distribuzione al consumo e al dettaglio, il 19,6% degli sportelli bancari, il 25%dell’agroalimentare Made in Italy e servizi di welfare per 7 milioni di cittadini. Durante l’assemblea nazionale di Confcooperative, cui hanno partecipato diversi rappresentanti del governo, il tema del “mismatch” è stato affrontato con grande urgenza.
    La burocrazia rappresenta un ulteriore ostacolo per le imprese italiane, con un costo stimato di 31 miliardi di euro e un impattonetto sul tempo impiegato per adempiere agli obblighi fiscali. Gardini ha chiesto quindi innanzitutto un intervento per ridurre la burocrazia e riformare il Codice degli appalti e gli acquisti pubblici, al fine di incentivare lo sviluppo e contrastare il dumping contrattuale.
    Pur registrando una crescita del PIL superiore alle previsioni, l’Italia deve fare i conti con un aumento delle disuguaglianzeeconomiche e sociali. Ad esempio, ci sono 3,8 milioni di lavoratori poveri (i cosiddetti “working poor”) che guadagnano al massimo 6 mila euro l’anno, a cui si aggiunge il fatto che oltre 3 milioni di lavoratori sono irregolari o in nero. Gardini ha proposto di investire in imprese virtuose che creano condizioni di lavoro dignitose e, in secondo luogo, di ridurre il cuneo fiscale per liberare risorse e stimolare i consumi interni.
    La povertà colpisce anche e soprattutto le famiglie, con 1,9 milioni di persone in condizioni di povertà assoluta e 2,9 milioni in povertà relativa. Si è arrivati al punto “limite” per cui nel 2022il 12% degli italiani ha rinunciato alle cure mediche, anche quando necessarie, a causa della mancanza di risorse economiche.
    Infine, tra gli altri fenomeni che preoccupano cresce anche quellodell’abbandono scolastico: mezzo milione di giovani, pari all’11% degli individui tra i 18 e i 24 anni, lasciano i percorsi di formazione senza aver ottenuto un titolo di studio. La conseguenza è chiaramente quella di ampliare ulteriormente il mismatch tra le aziende e le figure professionali di cui avrebbero bisogno. Per affrontare il problema e colmare il divario di competenze che penalizza giovani e imprese, è necessario un piano per contrastare la dispersione scolastica e che incentivi adinvestire nell’istruzione.
    Pietro Broccanello

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