Kiev deve ancora scacciare l’aggressore russo e vincere la guerra, ma pensa già da tempo alla ricostruzione del Paese. Ieri il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha partecipato con un intervento video alla Conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina, in corso a Londra, a cui partecipano oltre 60 Paesi. “Difendendo l’Ucraina, difendiamo la libertà”, ha proclamato Zelensky, spiegando che il suo sarà un Paese “pacifico, stabile e democratico”. Il premier ucraino ha ricordato che la guerra scatenata da Mosca ha parecchie conseguenze al di fuori del campo di battaglia, come quella di un possibile “crisi alimentare” e il rischio di un “collasso sociale” in molti Paesi, compresi quelli africani. L’Europa, poi, ha imparato a sue spese che la dipendenza energetica dalla Russia ha un prezzo molto alto, motivo per cui per Zelensky ritiene che anche nel settore energetico non c’è “alternativa alla trasformazione verde dell’economia”, che diventa “una delle chiavi per la nostra sicurezza”.
Le stime per la ricostruzione dell’Ucraina variano parecchio, ma l’ordine di grandezza è di centinaia di miliardi di dollari. Zelensky, tuttavia, ha dichiarato alla BBC che i contributi che arriveranno serviranno anche alla “trasformazione” del Paese. Sarà necessario ricostruire edifici, infrastrutture, ponti, dighe, ma “su scala più ampia”, ha spiegato Zelensky, “stiamo parlando della trasformazione dell’Ucraina”. Un processo che comprenderà la digitalizzazione della nazione e soprattutto una serie di riforme giudiziarie e contro la corruzione.
Sui possibili negoziati di pace, invece, c’è disillusione da parte di Kiev. Zelensky ha ribadito che prima di avviare colloqui, sono necessarie “le vittorie sul campo di battaglia” e il ritiro dei soldati russi dai territori occupati. L’ipotesi di un conflitto congelato non è sul tavolo. Il premier ucraino, inoltre, ha dichiarato di non credere che Putin “sia pronto” a usare le armi nucleari “perché ha paura per la sua vita, gli piace molto”, pur ammettendo che non c’è certezza “soprattutto di un persona senza legami con la realtà, che nel 21° secolo ha lanciato una guerra su vasta scala contro il proprio vicino”.