Il presunto tentato colpo di Stato di Yevgeny Prigozhin ha ricadute anche fuori dalla Russia. L’Occidente è allarmato dopo che Putin ha concesso ai mercenari del gruppo Wagner di andare in Bielorussia, in alternativa al reclutamento tra le file dell’esercito regolare russo. “Nessuno spazio per malintesi a Mosca o a Minsk sulla nostra capacità di difendere gli alleati da qualsiasi potenziale minaccia e ciò a prescindere da quelle che crediamo saranno le conseguenze finali del movimento delle forze Wagner”, ha dichiarato negli scorsi giorni il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dall’Aia.
Il capo dell’Alleanza Atlantica ha invitato però alla cautela: “Credo solo che sia troppo presto per esprimere un giudizio definitivo” in merito alla presenza in Bielorussia di Prigozhin e di membri Wagner. E ha aggiunto: “Ciò che è assolutamente chiaro è che abbiamo inviato un chiaro messaggio a Mosca e a Minsk: la NATO è lì per proteggere ogni alleato, ogni centimetro del territorio della NATO”. Parole che in qualche modo cercando anche di rassicurare i membri baltici dell’Alleanza, i quali sono particolarmente in allerta dopo che il Cremlino ha confermato lo spostamento di una serie di armi nucleari in Bielorussia.
Il presidente lituano, Gitanas Nauseda, ha dichiarato che questa mossa di Putin comporta l’ammissione del fallimento dell’atto “sulle relazioni tra Nato e Russia, sottoscritto nel 1997”, sottolineando la necessità di continuare a impegnarsi sul fronte della deterrenza e della difesa avanzata. Per Nauseda, rispetto all’anno scorso, “la situazione della sicurezza sul fianco orientale della Nato è peggiorata. Siamo di fronte a una minaccia sempre crescente e dobbiamo rispondere adeguatamente. La deterrenza e la difesa avanzata sono oggi le priorità”.