Mentre infuria lo scontro tra diverse visioni della solidarietà europea, nel governo italiano regna la confusione sul Mes e su Gualtieri.
Mentre il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, annuncia trionfante la possibilità di ricorrere al Mes senza condizioni fino al 2% del Pil, i compagni di governo pentastellati remano in direzione opposta, opponendosi senza se e senza ma a qualsiasi ricorso al fondo salva-stati. E così anche durante la pandemia globale gli italiani possono continuare a godere dello spettacolo-farsa che da tempo va avanti a Palazzo Chigi. Tra le compagini di governo infatti regna la confusione più totale.
L’Eurogruppo, dopo una serie di riunioni inconcludenti, è riuscito a trovare una sorta di accordo su come agire per aiutare le economie nazionali a far fronte al coronavirus. Sebbene per ora non sia previsto alcun ricorso ai cosiddetti coronabond, il vertice di ministri Ue ha deciso a favore del ricorso al fondo salva-stati senza le stringenti condizionalità originarie. È l’inizio di una strategia comune: «Un ottimo primo tempo, ora dobbiamo vincere la partita in Consiglio europeo» ha sottolineato Gualtieri a UnoMattina, affermando che la battaglia sugli eurobond proseguirà.
Parole che non sono piaciute in casa cinquestelle, soprattutto al capo politico Vito Crimi il quale ha affermato che il Mes non è stato attivato e che i pentastellati non lo accettano e non lo accetteranno mai: «Noi riteniamo il Mes uno strumento non idoneo ad affrontare la crisi: non adesso, ma nel futuro. Certo potremmo avere un atteggiamento opportunistico, procediamo ora, poi un domani si vedrà: ma non lo faremo» ha sottolineato Crimi a Radio 1.
Si è innescato dunque un altro cortocircuito che a dir la verità va avanti da tempo. Nei mesi precedenti allo scoppio del covid-19 i partiti italiani si erano scontrati su un’eventuale riforma del Mes, finché l’emergenza ha messo a tacere quasi tutto. Tuttavia il mese scorso il premier Conte, in un’intervista rilasciata al Financial Times, accennò alla possibilità di ricorrere al fondo salva-stati. Parole che crearono imbarazzo tra i pentastellati che ormai avevano fatto del Mes una battaglia ideologica.
Ora che l’Italia comincia a intravedere una piccola luce in fondo al tunnel, è tempo di azioni concrete. L’accordo raggiunto dai ministri Ue prevede la possibilità di ricorrere a una linea di liquidità fino al 2% del Pil che per l’Italia corrisponderebbe a circa 35 miliardi di euro da destinare alle spese sanitarie, attivando il Mes senza condizionalità. Un risultato sudato e di certo non sufficiente ma comunque un inizio, che tuttavia i cinquestelle preferiscono rifiutare: per motivi riconducibili a una battaglia ideologica? O in base a una qualche strategia recondita di cui gli alleati di governo sono all’oscuro? Uno spettacolino deludente che fa apparire l’Italia divisa e incerta sul da farsi e di conseguenza politicamente debole agli occhi dei partner europei.
Simone Fausti