Accordo sul grano, Borrell: la Russia usa la fame come arma, serve risposta forte
Lo scontro sul grano tra Kiev e Mosca rischia di mettere in ginocchio parecchi Paesi. A un anno dall’accordo sull’export di grano tramite il corridoio del Mar Nero, la Russia si è rifiutata di prorogare il patto. Grazie anche alla mediazione della Turchia, in un anno l’accordo ha permesso di esportare tramite nave quasi 33 milioni di tonnellate di cereali. Alimenti e fertilizzanti sono esclusi dalle sanzioni occidentali, ma ora Mosca ha deciso di alzare la posta in gioco, pretendendo “la revoca di tutte le sanzioni, dirette e indirette” che riguardano la fornitura di prodotti agricoli. I Paesi occidentali hanno bollato la richiesta russa come un ricatto e non sembrano intenzionati a cedere.
Gran parte della fornitura di prodotti cerealicoli passati dal Mar Nero è finita ai paesi più ricchi ma l’accordo di un anno fa ha permesso di aumentare l’offerta e conseguentemente di abbassare il prezzo sui mercati internazionali, permettendo a diversi Paesi dell’America Latina e dell’Africa di rifornirsi senza dissanguare i bilanci pubblici. Ora torna l’allarme: ci sono Paesi come l’Eritrea che importano quasi tutto il loro fabbisogno di grano.
L’alto rappresentante Ue per gli affari esteri, Joseph Borrell, ha accusato la Russia di usare “la fame come un’arma”, avvertendo che “centinaia di migliaia di persone nel mondo saranno private del cibo di base”, e invocando una “risposta forte della comunità internazionale”. Una critica simile è arrivata anche dalla premier Giorgia Meloni, secondo la quale “usare il grano come un’arma è un’altra offesa contro l’umanità”. Il Segretario di Stato americano Antony Blinken ha esortato “il governo russo a revocare la sua decisione, a riprendere i negoziati e a estendere, espandere e attuare pienamente l’iniziativa immediatamente”, a beneficio di tutti coloro “che dipendono dal grano ucraino”.