Pensioni, cosa cambia in vista della manovra 2024
Tra le novità che potrebbero essere introdotte, la modifica a Opzione donna eliminando il paletto dei figli per abbassare l’età pensionabile. Ma anche un ampliamento dell’APE sociale estendendolo alle categorie dei lavori gravosi ed usuranti.
Se la riforma delle pensioni è per il momento rimandata per la scarsità di risorse da destinare al capitolo previdenza, bisognerà accontentarsi di alcune limature alla normativa vigente che verranno inserite all’interno della prossima manovra. Tra queste, Opzione donna, la misura che consente alle lavoratrici dipendenti – sia pubbliche che private – e autonome un accesso al trattamento pensionistico con requisiti agevolati.
Sarebbe infatti al vaglio del governo la possibilità di introdurre delle variazioni all’opzione che consente alle lavoratrici un’uscita anticipata, con l’obiettivo di ampliare la platea delle beneficiarie. L’ultima legge di bilancio aveva imposto una stretta sui requisiti per avere accesso alla misura, alzando l’età anagrafica ad almeno 60 anni (anziché 58 per le dipendenti e 59 per le autonome), che passa a 59 o 58 in presenza di uno o più figli, unitamente a 35 anni di contributi. Ma non solo, accanto ai requisiti anagrafici e contributivi, la lavoratrice che ne fa richiesta deve anche soddisfare delle specifiche condizioni, ovvero svolgere funzione di caregiver (da almeno sei mesi al coniuge o parente di primo grado – o affine – convivente con handicap in situazione di gravità), oppure avere una invalidità civile superiore o uguale al 74% o, ancora, essere lavoratrice dipendente o licenziata da imprese in crisi.
Requisiti stringenti che hanno di fatto ridotto la platea delle lavoratrici beneficiarie del pensionamento anticipato. Secondo i dati forniti dall’Inps, nel corso del 2022 avevano beneficiato della misura oltre 24,5mila lavoratrici, numeri che si sono poi drasticamente ridotti nei primi mesi di quest’anno con poco più di 7,5mila pensionamenti con Opzione donna, di cui oltre la metà con un magro assegno che non sfiora nemmeno la soglia dei 1000 euro mensili. Una situazione che avrebbe spinto il governo a valutare un allentamento delle maglie per consentire a più donne lavoratrici di avere accesso alla pensione anticipata.
Ferme restando le condizioni specifiche poco sopra elencate, sarebbe al vaglio la possibilità di stralciare il vincolo dei figli per abbassare l’età pensionabile, che passerebbe dunque da 60 a 58 anni in ogni caso. Lo stesso sottosegretario al Lavoro e alle Politiche sociali, Claudio Durigon, recentemente si era espresso in proposito: “Stiamo valutando come dare un ristoro alle donne”, precisando che il governo non ha gestito Opzione donna come nella maniera precedente: “Perché crediamo che in quel caso ci sia stato oggettivamente tanto dispendio anche salariale per queste donne: il 30% in meno era davvero un esborso esoso”.
Ma non si tratterebbe dell’unica novità in vista della manovra 2024. Sempre Durigon ha lasciato intendere che verrà confermata quota 103 – che prevede l’accesso alla pensione con un’anzianità contributiva pari a 41 anni e almeno 62 anni di età – e che sarebbe allo studio anche un allargamento dell’indennità Ape sociale (anticipo pensionistico) aprendolo ai lavoratori che svolgono attività usuranti e gravose. Ipotesi che verranno messe sul tavolo del prossimo incontro tra l’Osservatorio sul monitoraggio della spesa previdenziale – l’organismo tecnico istituito dal ministro del Lavoro, Marina Calderone – e i sindacati previsto per il 18 settembre.
Micol Mulè