Come l’Intelligenza Artificiale ha già rivoluzionato il marketing
Non è un segreto che, da alcuni mesi a questa parte, l’intelligenza artificiale abbia apportato cambiamenti radicali e innovativi, impensabili fino a qualche tempo fa, e strumenti sempre nuovi disponibili per moltissimi ambiti lavorativi, in particolare per il marketing. Nonostante le potenzialità sbalorditive, però, persiste per ora una certa diffidenza soprattutto tra manager e aziende, che cercano di capire a fondo le implicazioni e i rischi dell’uso delle IA generative.
“Quando arrivano innovazioni così disruptive, la tendenza normale è quella di capire dove sta andando il mercato”, ha affermato il consulente aziendale di marketing strategico, docente e autore Stefano Schiavo. Al di là dei dati lampanti e l’effetto di sorpresa che sulle prime ha intercettato praticamente chiunque, molti professionisti e piccole agenzie di comunicazione stanno già sperimentando l’uso delle IA per generare automaticamente soprattutto contenuti testuali e visivi, siti web, piani editoriali e molto altro.
I software di intelligenza artificiale come Chat GPT-4 o Bard (che si sono già evoluti con piani di utilizzo gratuiti o a pagamento) possono creare automaticamente testi di qualsiasi tipo, quasi indistinguibili da quelli scritti da un essere umano. La creazione di contenuti in automatico consente facilmente ai marketer di utilizzare il loro tempo in modo più efficiente, creando testi per i prodotti, immagini personalizzate e astratte per post sui social media e siti web e-commerce, ma anche report, piani editoriali e analisi di mercato o prodotto, il tutto semplicemente inserendo gli input “giusti” al chatbot (e magari rivedendo giusto un attimo i risultati in fase finale).
L’IA può processare enormi volumi di dati da diverse fonti, come i social media, i siti web e le transazioni degli utenti, scoprendo modelli, tendenze e insight preziosi per guidare la strategia di marketing. Può anche esaminare dati storici e tendenze di mercato per fare previsioni affidabili sul comportamento dei consumatori, le preferenze di acquisto e le opportunità di mercato. Anche se va detto che, allo stato attuale, uno tra i limiti principali di tali strumenti è l’impossibilità di risalire a fonti precedenti una certa data, rendendo più difficile l’elaborazione di contenuti che debbano basarsi su fonti precedenti a questa data. Sempre nell’ambito del marketing, l’IA permette di creare e ottimizzare automaticamente le campagne pubblicitarie online, monitorando le performance delle inserzioni attive e modificando in tempo reale offerte, target di pubblico e creatività per massimizzare il ritorno sugli investimenti pubblicitari.
E se l’utilizzo del cosiddetto “machine learning” in questi ambiti (soprattutto per quanto riguarda i dati “quantitativi”) è un processo rodato da anni, ora l’intelligenza artificiale non solo può aiutare a costruire un sito web da zero, ma può anche assistere i marketer nel migliorare la qualità complessiva dell’esperienza utente durante la navigazione, grazie alla personalizzazione dei siti web aziendali, come anche rendere quasi automatiche le varie piattaforme di assistenza clienti, fornendo supporto e assistenza immediata e migliorando l’esperienza complessiva del cliente.
Come detto però, al netto degli impensabili risultati e del risparmio di tempo consentiti dall’IA, la sua integrazione da parte di manager e imprenditori all’interno dei processi aziendali normali è ancora un percorso lungo e di non facile gestione, molto più evidente a livelli alti rispetto a quelli medio-bassi. Come ogni novità di tale portata non ci si può aspettare che venga integrata facilmente da un giorno con l’altro, soprattutto in realtà mediamente strutturate, e se da un lato è immaturo cadere nell’“allarmismo” di pensare che molti posti di lavoro possano essere sostituiti dalle macchine, dall’altro, come dicono in molti, è sempre più plausibile pensare che molti ruoli dovranno affrontare cambiamenti radicali nei prossimi anni.
Pietro Broccanello