La crisi dei migranti mette alla prova le relazioni tra Italia, Germania e Francia
Se c’è un tema che mette a dura prova l’unità europea, è quello della crisi migratoria. A settembre, con nuovi picchi di sbarchi a Lampedusa, sono tornate ad acuirsi le tensioni tra le cancellerie europee. Italia e Germania hanno interrotto la cooperazione sull’accoglienza dei migranti che arrivano via mare. Due settimane fa la stampa tedesca ha rivelato che Berlino ha sospeso di fatto il “meccanismo volontario di solidarietà”, smettendo così di accogliere i migranti arrivati in Italia e che, secondo tale accordo in deroga al regolamento di Dublino, avrebbero dovuto essere trasferiti in Germania.
La mossa del governo di Olaf Scholz sarebbe una reazione alla decisione di Roma di non accogliere più dalla Germania quelli che vengono chiamati “dublinati”, cioè quei migranti che hanno chiesto asilo in Germania pur essendo arrivato in Europa sul suolo italiano. Secondo il regolamento di Dublino, da molti ritenuto obsoleto e inadeguato, tali domande di asilo devono essere esaminate dall’Italia. Lo scontro tra Roma e Berlino si è alzato di livello quando il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, ha accusato la Germania di non essere un Paese amico dell’Italia perché ha deciso di destinare dei fondi ad alcune Ong.
C’è poi il fronte d’Oltralpe. Con il crescente flusso di sbarchi in Italia, la polizia francese ha rafforzato i controlli al confine con Ventimiglia, schierando anche droni e mezzi antiterrorismo. Parigi, a causa di queste misure, si è attirata l’accusa di sospendere di fatto lo spazio Schengen, che abolisce le frontiere interne dell’Ue e permette la libera circolazione anche delle persone. Il presidente francese Emmanuel Macron, tuttavia, ha dichiarato che è necessario “aiutare gli italiani, non possiamo lasciarli da soli”, suggerendo a Roma di “aumentare i fondi destinati ai Paesi di transito” come Tunisia e Algeria. Un assist accolto da Giorgia Meloni la quale in un anno a Palazzo Chigi sembra aver costruito una fragile intesa con il collega dell’Eliseo.
Quello dei migranti è un banco di prova per le relazioni diplomatiche interne all’Unione Europea. Un anno fa, alcuni osservatori pronosticarono un isolamento dell’Italia nei consessi internazionali a causa della natura di destra dell’esecutivo nascente che tuttavia negli ultimi 12 mesi si è dimostrato particolarmente prudente soprattutto sul fronte economico, anche se non sono mancate le critiche. Nonostante la presenza nel governo di elementi storicamente filorussi, Giorgia Meloni si è schierata senza riserve a fianco della resistenza di Kiev e ha dimostrato particolare abilità nel dialogare con leader distanti dal suo schieramento politico, come Joe Biden ed Emmanuel Macron. Ora si guarda alle elezioni europee del 2024 e si discute della possibilità e della volontà di Meloni di spezzare l’asse popolari-socialisti per portare alla ribalta i conservatori-riformisti. Sarebbe una novità inedita per l’Europa, un’ipotesi avversata ovviamente dal governo social-democratico di Olaf Scholz che tuttavia deve fare i conti con l’incalzante crescita nei sondaggi dell’AFD, l’estrema destra tedesca che non nasconde simpatie per il nazismo, che ha superato il 20%.