Intelligenza artificiale, tra le imprese del terziario cresce la fiducia
Dall’indagine dell’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza emerge una posizione ottimista da parte delle imprese, che guardano all’adozione di soluzioni di IA per il proprio business. Già il 28% ne fa uso. Ma servono più informazione e competenze. Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza: “Intelligenza artificiale leva per il vantaggio competitivo. Supporto agli imprenditori per il know how necessario”.
L’intelligenza artificiale comincia gradualmente a prendere piede anche tra le imprese del terziario, conquistando la fiducia degli imprenditori che intravvedono in questo strumento la possibilità di accrescere il proprio business. È quanto emerge dall’indagine condotta dall’Ufficio Studi di Confcommercio Milano, Lodi, Monza e Brianza su un campione di 505 imprese del terziario, per il 94% fino a 50 addetti, il 4% fino a 249, il 2% con più di 250 addetti, in prevalenza nei servizi alle imprese (22%) e nel commercio al dettaglio non alimentare (22%).
Dai dati analizzati emerge un quadro di interesse generale da parte del settore, dove a prevalere è l’ottimismo verso l’espansione dell’utilizzo dell’intelligenza artificiale con il 54% delle risposte a conferma di questa tendenza. Oltre l’80% degli intervistati considera infatti che l’IA sia una forma di progresso inevitabile per lo sviluppo del business, ritenendola un supporto ai compiti più ripetitivi (79%), oltre a consentire un maggior risparmio di tempo e una maggiore efficienza (78%). Per il 63% delle imprese, inoltre, affidarsi all’intelligenza artificiale favorirà anche un’ottimizzazione dei propri investimenti.
Sfiorano il 30% le aziende che hanno confermato di ricorrere già agli strumenti di IA per il proprio business, in particolare le attività di servizi alle imprese (58%). E il 54% del totale delle imprese (20% molto, 34% moderatamente) ritiene importante che l’IA possa essere utile nello svolgimento dell’attività imprenditoriale. Per questa ragione il 48% degli intervistati non esclude la possibilità di farne ricorso in futuro prevedendo di destinare una quota dei prossimi investimenti a questa tipologia di strumento. Il 55% delle imprese intervistate va in questa direzione, in particolare entro il 10% del fatturato per il 29%, dal 10 al 30% per il 17%.
Tra coloro che già fanno ricorso a strumenti di intelligenza artificiale emergono differenti ambiti di utilizzo. La maggior parte, 45%, usa l’IA per generare contenuti sul web, il 18% per analisi previsionali, il 16% per la pubblicità online, mentre il 15% utilizza Chatbot (software che simulano una conversazione con un essere umano) ed il 6% usa l’intelligenza artificiale per campagne di e-mail marketing. Tra i vantaggi evidenziati dagli intervistati, indirizzati ad implementare soluzioni di IA, l’efficienza e velocità (45%), il risparmio di tempo e denaro (35%), ma anche il miglioramento della qualità del lavoro (20%).
Rimane però una fetta importante di aziende, il 52% che ancora non è convinta di fare ricorso all’IA nel prossimo futuro e, di conseguenza, per il momento non contempla lo stanziamento di risorse finalizzate ad investire nel settore (45%). Una causa potrebbe essere la mancanza di informazioni adeguate in tema di IA a disposizione delle imprese, la maggioranza di quelle intervistate (52%), infatti, si ritiene poco informata sull’argomento (per nulla solo l’8%). Quasi il 40% invece ritiene di avere informazioni sufficienti ad orientare le proprie scelte e il 9% risulta molto informato. Ma la mancanza di informazioni sufficienti non è l’unico ostacolo all’adozione di soluzioni di intelligenza artificiale per le imprese. Oltre la metà degli intervistati è frenato soprattutto dalla mancanza di competenze, seguono poi i dubbi sull’affidabilità dello strumento che riguardano il 30% delle imprese. Le preoccupazioni etiche vengono indicate dal 27% delle imprese, insieme alla mancanza di tempo per implementare le soluzioni di IA e ai costi, rispettivamente dal 21 e 19%. Non manca uno sguardo all’impatto dell’intelligenza artificiale sui posti di lavoro e sulla privacy, entrambi ritenuti a rischio per oltre il 61% degli intervistati.
Eppure, se ben utilizzata e sviluppata all’interno di un quadro normativo chiaro che possa garantire limiti etici, tutela occupazionale e privacy, l’intelligenza artificiale si trasformerebbe in una grande opportunità di sviluppo per le imprese: “L’intelligenza artificiale è un progresso inevitabile – dichiara Marco Barbieri, segretario generale Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza -. Sfruttare l’IA per creare tool e strategie che si integrino con processi aziendali già esistenti, può diventare una leva decisiva per il successo di un’azienda e un vantaggio competitivo sui mercati internazionali. Per questo motivo è fondamentale fornire agli imprenditori le competenze e il know how necessari per poter cogliere e sfruttare efficacemente questo strumento che rivoluzionerà il futuro”.
Micol Mulè