Ci aspettano mesi duri, molto duri. Ma il Circolo è sempre stato abituato a stare vicino ai propri iscritti, per questo, nonostante le chiusure previste ancora fino a Maggio, stiamo iniziando a preparare il dopo.
La cosiddetta fase 2. Quella in cui ci consentiranno, in sicurezza, di tornare a produrre e speriamo a rivederci per i nostri appuntamenti del Circolo in Fabbrica. Di questo e di molto altro abbiamo parlato con il Presidente del Circolo, Alessandro Fiorentino.
Abbiamo passato i quaranta giorni che danno il nome alla quarantena. È ora di pensare al dopo?
Per la verità al dopo ci si sarebbe dovuto pensare dal giorno uno. Magari non da parte di chi si occupava dell’emergenza, è ovvio. Ma qui temo che siamo di fronte ad una visione dell’uomo pensato a compartimenti stagni. C’è l’uomo in quanto malato, fragile, a rischio della fase 1. L’uomo convalescente, della fase 2. E l’uomo che vive col terrore di riprendere la malattia della fase 3. Ovviamente questa visione è sbagliata: non siamo cavie da laboratorio, non viviamo la dimensione sanitaria come totalizzante. Giusto per carità prendere ogni precauzione, ma doveroso anche pensare al dopo. Perché non è in dubbio che domani arriverà: quella è una certezza. Il problema è capire come lo affronteremo noi.
Ma non è un ragionamento rischioso?
La storia dell’umanità è stata fatta perché qualcuno ha rischiato. Nel viaggio degli uomini dalla palude alle stelle, come diceva Reagan, rischiamo di essere ricordati come quelli che avevano più da perdere e che meno hanno fatto per proteggere ciò che avevano. Questo dipende, in parte, dalla paura divorante che ha una parte della popolazione. E non li biasimo: viviamo in tempi di grande incertezza. Compito di chi fa impresa è rassicurare: il rischio non si può evitare, bisogna però imparare a gestirlo. Ecco: la fase 2 è questo. Gestire il rischio, rassicurare le persone, risolvere un problema alla volta.
Ma, quindi, in concreto cosa bisogna fare?
Riaprire, con metodo e costanza, ogni singola attività che si possa gestire in sicurezza. Abbiamo deciso che la cultura, con le librerie, rientra in questo criterio? Ottimo. Adesso pensiamo ai cantieri ed alla meccanica. Poi concentriamoci sulla moda. Superiamo il dubbio divorante e concentriamoci su come gestire in sicurezza la transizione. Non dobbiamo avere paura, dobbiamo essere concentrati e focalizzati. Stiamo operando una macchina complessa, dai molti ingranaggi e tenerla ferma è quasi peggio che bombardarla. Questa crisi ci costerà più di quella del 2008. Ma non possiamo farci abbattere.
Da cosa riparte il Circolo?
Dai suoi direttivi territoriali, che incontrerò virtualmente a partire da oggi. Dalla sanificazione delle imprese, che sto seguendo di persona con tutti gli aderenti che si sono offerti di dare una mano. Da questo giornale. Ma soprattutto da quelle migliaia di persone che non si sono arrese, non pianificano di arrendersi e che domani, qualsiasi cosa il futuro ci riservi, si sveglieranno con la passione di fare. Di produrre. Di crescere. Di tessere relazioni. Insomma di vivere appieno e fino in fondo la vocazione dell’imprenditore. A loro saremo, come sempre lo siamo stati, vicini.