Nobel per la medicina 2023 a Karikó e Weissman: la partnership ventennale che ha permesso di sconfiggere il covid 19
Il premio Nobel 2023 per la medicina è destinato a far parlare di sé per parecchio tempo. Il motivo è che è stato vinto da due scienziati che hanno fornito un contributo vitale (letteralmente, in questo caso) nel far uscire il mondo dalla pandemia da covid 19. Gli studi di Katalin Karikó and Drew Weissman “hanno portato all’approvazione di due vaccini Covid 19 basati su mRNA di grande successo alla fine del 2020”, si legge nelle motivazioni dell’istituzione svedese. Vaccini “che hanno salvato milioni di vite e prevenuto malattie gravi”.
Ciò che stupisce è che Karikó e Weissman hanno pubblicato i risultati dei loro studi nel lontano 2005. All’epoca quel documento non ebbe molta attenzione, eppure “ha gettato le basi per sviluppi di fondamentale importanza” che si sono rivelati tali quando è scoppiata l’epidemia di Covid 19, quindici anni dopo. L’idea di Karikó era di sfruttare il potere dell’RNA messaggero per contrastare le malattie, ma la strada era in salita dal momento che i vaccini a mRna provocavano una reazione immunitaria che di fatto impediva alle informazioni contenute nell’mRna di raggiungere la cellula. La ricercatrice ungherese, tuttavia, insistette, e questo le costò mancati avanzamenti di carriera, finché non ha incontraro l’immunologo Drew Weissman con il quale nacque una partnership vincente. “Per vent’anni, prima che qualcuno si interessasse al nostro lavoro, abbiamo lavorato assieme, scambiandoci email alle 3.00 o alle 5.00 del mattino per condividere nuove idee” ha spiegato Weissman.
Dopo più di un decennio di esperimenti, la coppia trovò il modo affinché l’mRna modificato sinteticamente potesse raggiungere le cellule bersaglio senza attivare la risposta immunitaria. Ci volle tuttavia del tempo per raccogliere i frutti del loro lavoro dal momento che all’epoca della pubblicazione dei risultati delle loro ricerche in pochi si resero conto della novità. Fino all’arrivo del covid 19 e allo sviluppo del primo vaccino da parte di BioNTech-Pfizer. Karikó, che ora ha 68 anni, ha trascorso quasi dieci anni nell’azienda tedesca BioNTech dove ricopre il ruolo di vicepresidente senior.