A Roma la catena decisionale non funziona e questo genera ancora più incertezza su quando e su come gestire le riaperture nel Paese.
Ormai è imperativo pensare ad un piano dettagliato per le riaperture del Paese e permettere gradualmente la riapertura delle varie attività economiche. Con tutti i dovuti accorgimenti sanitari del caso. Le ultime previsioni del Fondo Monetario Internazionale infatti, che parlano di un calo del Pil del 9% per l’Italia nel 2020, hanno generato una certa apprensione a Palazzo Chigi senza che questo tuttavia si sia tradotto in una maggiore chiarezza strategica.
Abbiamo raggiunto metà aprile ed è inaccettabile la confusione che ancora regna a Roma. C’è il comitato scientifico, a cui Conte ha affidato l’ultima parola prima di qualsiasi decisione politica, il quale si caratterizza per un atteggiamento particolarmente prudenziale: la curva dei contagi cala ancora troppo lentamente, dicono gli esperti, meglio non correre rischi e stare a casa tutto maggio. Benissimo le valutazioni scientifico-sanitarie, ma tocca alla politica capire come agire date queste circostanze. Ecco allora che da qualche giorno è scesa in campo la task force guidata da Vittorio Colao il cui scopo sarebbe quello di fornire soluzioni in tempi brevi, anche se già qualcuno a Roma ha cercato di circoscrivere l’attività di Colao a un ruolo puramente consultivo.
Risultato? Con una catena gerarchica così confusa, ancora non c’è un’ipotesi chiara su quando ripartire. Altri paesi hanno già avanzato delle possibili date: dovranno fare i conti sull’andamento dei contagi, è vero, ma intanto hanno chiara l’esigenza di dare una prospettiva alla propria nazione. E l’Italia? È stato fissato un Consiglio dei ministri per lunedì 20 aprile in cui forse verrà partorito un decreto per far ripartire alcune linee produttive, quelle ritenute meno a rischio.
Nel frattempo, dopo quaranta giorni, diversi imprenditori di alcuni settori cominciano a chiudere le proprie attività: Gino Sorbillo ha annunciato la chiusura di due pizzerie a Milano e due a Napoli dopo che gli hanno negato la consegna a domicilio. La ristorazione dovrà aspettare ancora molto prima di ricominciare ad accogliere clienti, ecco perché è necessario già ora dettare le linee guida su come sarà opportuno condurre le attività economiche nei prossimi mesi. Misure di distanza, guanti, prenotazioni, numeri massimi consentiti in un locale, numero di tavoli, distribuzione di mascherine. Per ora, rimane tutto un grande interrogativo.
Simone Fausti