Vittorio Colao, ex ad di Vodafone, alla guida della task force che studierà le modalità della ripresa. Tra le ipotesi app, orari flessibili e smart working.
Sono ore decisive per la task force che studierà le modalità per avviare la cosiddetta fase 2 dell’emergenza sanitaria, il post lockdown, e che porterà ad una graduale ripresa delle attività sociali ed economiche. Di questo si occuperà la task force istituita dal premier Conte, un comitato di esperti in materia economica, giuridica e sociale designati con il preciso compito di elaborare un piano per la ripartenza. In tempi ovviamente strettissimi. Alla guida della task force, composta da 16 professionisti, l’ex ad di Vodafone, il manager bresciano e Cavaliere del Lavoro Vittorio Colao.
Il team non lavorerà in autonomia ma opererà in stretto coordinamento con il Comitato tecnico scientifico: “Si affiancheranno in modo tale da modificare le logiche del lavoro fin qui consolidate, ripensare alcuni radicati modelli di vita economica e sociale”, ha spiegato il premier Conte in conferenza stampa, delineando quella che è l’idea guida di questa commissione. Conclusa la prima fase di ascolto e raccolta di dati e informazioni sullo stato dell’arte forniti da Protezione Civile, ISS e Inail, la task force organizzerà l’attività in tavoli tematici – attività produttive, socialità, mobilità, innovazione tecnologica e sanità – per identificare quali settori saranno coinvolti nella prima fase della ripresa e soprattutto le strategie per affrontare il lavoro in tutta sicurezza.
Un’operazione difficile, che dovrà fare i conti inevitabilmente con la pressione proveniente dal mondo politico e produttivo, da un lato, e dall’altro con la prudenza degli scienziati che invocano cautela nelle scelte per tutelare la salute di cittadini. Il punto di partenza è costruire un modello basato sulla certezza che con il virus si dovrà convivere almeno fino alla vaccinazione di massa, bisogna capire come. Uno dei principali temi su tavolo della task force è la costruzione di protocolli di sicurezza da applicare nei luoghi di lavoro, indispensabili per garantire la possibilità di ripartenza.
Su questo punto la commissione potrebbe partire dal già collaudato sistema di smart working, implementandolo, che renderebbe più agevole la ripresa delle attività produttive soprattutto per le grandi aziende con un numero di dipendenti più elevato. Per chi rientra in azienda, d’obbligo i dispositivi di sicurezza individuali – guanti e mascherine – affiancati da un sistema che permetta di rilevare in modo rapido ed efficace l’eventuale verificarsi di contagi con relativo contenimento.
Un punto fondamentale, che caratterizzerà tutta la fase 2, rimane il distanziamento sociale e su questo la task force dovrà concentrarsi elaborando dei modelli utili a ridurre la densità delle persone, sia all’interno delle aziende che al di fuori. Una nuova organizzazione del lavoro che preveda turni e orari molto più flessibili faciliterebbe gli ingressi scaglionati nei luoghi di lavoro e impatterebbe positivamente anche sul sistema dei trasporti, evitando pericolosi congestionamenti tipici degli orari di punta. In questo potrebbe essere d’aiuto la tecnologia – come suggerito dal Ministro dei Trasporti De Micheli intervenuta su Radio1 – con strumenti che possano limitare gli accessi sui mezzi pubblici, seguendo il criterio per il quale i passeggeri debbano essere seduti senza però occupare tutti i posti.
Un’app dedicata al monitoraggio degli spostamenti dei cittadini è tra le possibilità al vaglio della commissione, con tutte le precauzioni dovute alla tutela della privacy. Attraverso l’applicazione si potrebbe facilmente suddividere la popolazione per fasce d’età e di rischio, in modo tale da regolare gli spostamenti – ad esempio suggerendo quali luoghi sono più affollati e potenzialmente pericolosi – con l’obiettivo di tutelare quelle categorie di persone maggiormente esposte al contagio come anziani e soggetti più fragili.
Micol Mulè