La Commissione europea autorizza un piano di incentivi per l’agrivoltaico
La misura rientra nella strategia italiana per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e aumentare la quota di energie rinnovabili, in linea con gli obiettivi strategici dell’Unione Europea relativi al Green Deal.
Il regime – come riporta il sito della Commissione europea – sostiene la costruzione e la gestione in Italia di nuovi impianti agrivoltaici per una capacità complessiva di 1,04 gigawatt e una produzione annua stimata in almeno 1.300 gigawattora. I sistemi agrivoltaici consentono l’utilizzo simultaneo dei terreni sia per la produzione di energia fotovoltaica attraverso l’installazione di pannelli solari, sia per lo svolgimento di attività agricole.
Nell’ambito del regime, l’aiuto sarà concesso ai produttori agricoli sotto forma di sovvenzioni agli investimenti e tariffe incentivanti, con un bilancio stimato di 560 milioni di euro da pagare nella fase operativa dei progetti, per un periodo di 20 anni. Le tariffe saranno determinate da una procedura di gara secondo in base al prezzo di offerta, e assumeranno la forma di contratti bidirezionali per differenza.
Il sostegno coprirà la differenza tra le tariffe incentivanti e i prezzi dell’energia. In caso di prezzi elevati dell’energia interverrà un meccanismo di recupero che consentirà il rimborso di importi superiori alle tariffe di incentivazione. Per beneficiare del regime, si dovrà diventare operativi prima del 30 giugno 2026.
Nello specifico caso italiano la Commissione ha constatato che il regime agevola lo sviluppo di un’attività economica, in particolare la produzione di energia elettrica rinnovabile da impianti agrivoltaici, e inoltre la misura risulta necessaria e adeguata affinché l’Italia consegua gli obiettivi ambientali europei e nazionali.
Un esempio concreto relativo alle aree interne del nostro Paese è quello della Sardegna, citato dal quotidiano Avvenire qualche giorno fa: il grande impianto fotovoltaico nella piana di Ottana, infatti, è uno dei più grandi della regione, che oggi è un «deserto industriale dove arrivano investimenti solo per la produzione di energia che crea poco lavoro» e dove il territorio richiede opere compensative.
«Secondo i dati della Commissione Europea – riporta Avvenire – questa è una delle aree del Mezzogiorno in cui conviene di più investire nel fotovoltaico». Con il crollo del manifatturiero, infatti, in questa area a crescere è l’industria delle energie alternative, tanto che il tema energetico è entrato nell’agenda sarda e presto entrerà anche in altri territori italiani, per comprendere anche quale potrà essere l’impatto sui costi – per esempio, dell’energia elettrica – e su eventuali nuovi posti di lavoro.
(Foto Pixabay)