Gaza, per il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, è in corso una castrofe umanitaria e Pechino invoca la soluzione dei due Stati
Mentre Israele annuncia la scoperta di tunnel di Hamas sotto l’ospedale di Al Shifa, le cancellerie mondiali guardano oltre la guerra e insistono sulla soluzione dei due Stati. Ieri il presidente francese Emmanuel Macron ha avuto un colloquio telefonico con il suo omologo cinese, Xi Jinping. Secondo quanto riferito dalla China Central Television (Cctv), i due leader hanno concordato che l’ipotesi dei due Stati, uno israeliano e uno palestinese, che coesistono assieme è l’unica soluzione valida. Macron e Xi hanno idee convergenti anche su quale sia la priorità assoluta in questo momento, cioè “evitare un ulteriore deterioramento della situazione tra Palestina e Israele, in particolare per evitare una più grave crisi umanitaria”, secondo quanto riportato dalla Cctv.
Nonostante il solido sostegno di Washington alla reazione militare di Tel Aviv (e la presenza di portaerei a stelle e strisce nella zona), Pechino cerca di approfittare del saltato equilibrio regionale per guadagnare influenza in Medio Oriente. Ieri una delegazione di ministri di Arabia Saudita, Giordania, Egitto, Indonesia e Autorità Palestinese, si è recata in Cina in visita ufficiale per una serie di colloqui finalizzati a “cercare una giusta soluzione della questione palestinese”, come dichiarato da parte cinese. “Lavoriamo insieme per raffreddare rapidamente la situazione a Gaza e ripristinare la pace in Medio Oriente il prima possibile” ha affermato il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, secondo il quale “a Gaza si sta verificando una catastrofe umanitaria”. Ai colloqui partecipa anche il capo dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica.
Nel frattempo, domenica il vice consigliere statunitense per la Sicurezza nazionale, Jon Finer, ha dichiarato che i negoziati per il rilascio degli ostaggi prigionieri di Hamas proseguono e che nel corso degli ultimi intensi colloqui le due parti sembrano esser riuscite ad appianare alcune divergenze. “Pensiamo di essere più vicini di quanto lo siamo stati in qualsiasi momento dall’inizio di questi negoziati, settimane fa, e che ci siano aree di differenza e disaccordo che sono state ridotte, se non del tutto chiuse”, ha spiegato Finer alla CNN. Tuttavia, per ora non si parla ancora di un accordo.