In 10 anni perse 166mila imprese giovanili e 42 miliardi di euro di PIL
All’imprenditoria italiana mancano oltre 165mila imprese giovanili, secondo i dati pubblicati dal Centro Studi Confcommercio. Che cosa significa? Che una parte dell’imprenditoria più dinamica e innovativa del Paese non ha più fiducia nel futuro e sceglie di chiudere la propria attività, emigrando o cercando occupazione altrove. Il dato è anche un indicatore di come l’Italia, in particolare il Sud, non sia un Paese per giovani: se in Italia negli ultimi dieci anni la popolazione è calata di 1,1 milioni di persone, al Sud la diminuzione è di oltre 900mila unità, la quasi totalità del paese. Nella fascia 0-39 anni l’Italia ha perso oltre 3 milioni di persone, la metà al Sud. Secondo l’analisi del Centro Studi Confcommercio, peggiori condizioni economiche comprimono la demografia, senza demografia non ci può essere crescita.
Il forte legame tra numero di giovani, e di giovani imprenditori in particolare, è crescita del PIL è al centro dello studio: nel 2011 le imprese giovanili erano l’11% del totale delle imprese italiane, nel 2022 sono appena il 9%. I giovani sono però più abili nell’uso della tecnologia, nella comunicazione, nel problem solving. Se la quota di giovani imprenditori fosse rimasta costante, le cifre dicono che il PIL sarebbe stato più elevato del 2%, cioè 42milardi di euro. Idem per il futuro: se il Pil crescesse in media dell’1% per i prossimi dieci anni, con una crescita del 5% dei giovani imprenditori si avrebbe un 1,3% in più all’anno, circa 74 miliardi di euro in più.
Fantastatistica? No, potere della gioventù.