Israele intensifica l’offensiva nella Striscia di Gaza e pensa a una nuova tregua
L’aviazione israeliana ha colpito tra lunedì e martedì “circa 250 obiettivi terroristici nella Striscia di Gaza”, mentre le truppe di terra “continuano a individuare armi, pozzi sotterranei, esplosivi e ulteriori infrastrutture militari”. Lo hanno spiegato su Telegram le Forze di difesa israeliane. Allo stesso tempo, alcuni ufficiali della sicurezza di Tel Aviv pensano che potrebbero volerci fino a trenta giorni per arrivare a una pressione militare tale da costringere Hamas a tornare al tavolo dei negoziati per stabilire una nuova tregua che permetta il rilascio di altri ostaggi. Lo ha riferito la Radio Militare, come ha spiegato Rai News. Al momento, quindi, è possibile ma difficile raggiungere una sospensione dei combattimenti prima di Natale.
Secondo alcunin funzionari statunitensi, inoltre, la seconda fase della guerra di Tel Aviv contro Hamas, che si è estesa nella parte sud della Striscia di Gaza, durerà alcune settimane ma poi Israele cambierà approccio e passerà a una strategia a bassa intensità e focalizzata su speficifi settori al fine di catturare i vari leader del gruppo terroristico. È quanto hanno spiegato alcuni alti funzionari della Casa Bianca alla CNN. Allo stesso tempo, l’amministrazione Biden ha fatto sapere di aver avuto conversazioni “dure” e “dirette” con l’esercito israeliano affinché si impegni a limitare maggiormente il numero di vittime civili, sottolineando che il sostegno internazionale sta rapidamente diminuendo.
Rimane un grosso punto interrogativo su cosa farà Israele nella Striscia dopo che la guerra sarà finita. “Gaza va disarmata, e c’è solo un esercito che può garantirlo, ed è l’Idf” ha dichiarato Benjamin Netanyahu, respingendo l’ipotesi di una forza internazionale. Nel frattempo, il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha parlato ieri con il suo omologo cinese, Wang Yi, “del suo recente viagio in Medio Oriente” secondo quanto reso noto dal portavoce del dipaertimento di Stato, Matthew Miller. Blinken ha ribadito “l’imperativo che tutte le parti lavorino per evitare che il conflitto si estenda”, spiegando che i “recenti attacchi degli Houthi contro le navi commerciali nel Mar Rosso rappresentano una minaccia inaccettabile alla sicurezza marittima”.